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Quei "muretti" da salvare: «La Regione deve tutelare i terrazzamenti»

Stanziato 1,2 milioni di euro. Gallo: «Sono un patrimonio storico»

Quei "muretti" da salvare: «La Regione deve tutelare i terrazzamenti»

Muretti di pietra da salvare. «Ma chiamarli "muretti di pietra" è riduttivo: sono vere e proprie opere di ingegneria rurale che hanno permesso per secoli all’uomo di coltivare anche in condizioni difficili». La pensa così l'assessore regionale Marco Gallo, quando parla dei terrazzamenti . «Che oggi, in molte aree europee, sono riconosciuti come patrimonio UNESCO . Abbiamo stanziato un investimento di 1.081.279 euro, attraverso il Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane».

Il bando, la cui scheda di Misura è stata approvata oggi in Giunta regionale, consentirà a Comuni montani, consorzi, imprese agricole e associazioni di accedere ai finanziamenti per il recupero dei terrazzamenti abbandonati o in dissesto. Sono previsti contributi fino al 90% delle spese ammissibili, per interventi compresi tra un minimo di 40mila e un massimo di 150mila euro.

«L’obiettivo è triplice - afferma Gallo - : tutela del paesaggio e dei suoi tratti tradizionali, rilancio della produzione agricola sui pendii montani e prevenzione del dissesto idrogeologico. I terrazzamenti, infatti, non solo raccontano secoli di lavoro e cultura contadina, ma svolgono anche un ruolo fondamentale come barriere naturali contro frane e alluvioni, fenomeni purtroppo sempre più frequenti con i cambiamenti climatici. Molti di questi muretti ormai sono in uno stato di dissesto o addirittura completo abbandono»

Da qui l'ipotesi di ristrutturarli e valorizzare la loro importante funzione, sia dal punto di vita di tradizione e sia come prevenzione del dissesto idrogeologico.

Gallo: «I terrazzamenti non sono solo memoria, ma futuro. Ogni pietra racconta la storia delle nostre comunità montane e al tempo stesso garantisce sicurezza e nuove opportunità economiche. Con questo investimento, che verrà avviato nel mese di settembre, trasformiamo un patrimonio a rischio di scomparsa in una risorsa viva, che crea lavoro, che può attirare turismo esperienziale e soprattutto che protegge il territorio. È un esempio concreto di come la tradizione possa diventare innovazione sostenibile».

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