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27 Agosto 2025 - 08:27
«Aziende chiuse per ferie ad agosto, quando ormai è cominciata la vendemmia? Ma è assurdo!». Lo afferma il presidente provinciale di Cia Agricoltori italiani di Cuneo, Claudio Conterno, insieme al produttore di Moscato Davide Paracchino battono sui tempi della vendemmia.
«Siamo alla fine di agosto e le premesse per la vendemmia sono molto buone - dicono -. Si comincia con i bianchi, ma... le aziende di trasformazione non hanno ancora iniziato a ritirare le uve. È sconcertante come la maggioranza di queste aziende continui imperterrita a chiudere per ferie ad agosto, quando è evidente a tutti come il cambiamento climatico abbia anticipato i tempi di maturazione delle uve. Nei Sorì, il caldo delle ultime settimane ha determinato uno stress idrico e l’appassimento precoce delle uve, che vanno raccolte e lavorate al più presto, se non si vuole usarle come canditi nei panettoni».
«Ci vuole un cambio di passo – dice Conterno -, mi stupisco della poca attenzione a livello tecnico di quelle cantine che dimostrano di ignorare uno dei pochi punti cardine della viticoltura, e cioè che le uve vanno raccolte quando è il momento, non quando fa comodo al calendario delle ferie. Ad agosto le vigne non vanno in vacanza, tantomeno quando il clima è cambiato e fa molto più caldo».
Sempre sul Moscato, Paracchino sottolinea anche due questioni di fondo all’indirizzo politico: «Negli ultimi anni – osserva il produttore di Moscato -, abbiamo dovuto inserire in etichetta la tabella di smaltimento per rispetto dell’ecologia, le chilocalorie per la dieta… Il consumatore è informato su tutto, tranne che sulla provenienza dei mosti e sulla quantità esatta di uve moscato presente nelle bottiglie. E’ inammissibile che non venga tutelato il vero vino italiano e non si fermi la concorrenza sleale dei mosti provenienti da tutto il mondo che essendo lavorati in Italia, diventano vino italiano. Così come sui vini low-alcol c’è chi lavora sull’abbassamento della gradazione per rincorrere il mercato, quando già esiste il Moscato d’Asti Docg, il vino a bassa gradazione naturale che però le aziende colpevolmente non promuovono, causando un grave danno alla produzione e alla denominazione. Non si è voluto dare forza nemmeno all’Asti dry/secco, che aveva ottime potenzialità, purtroppo non condivise da tutti, mentre l’Asti rosè, a otto anni dalla proposta del Consorzio, non è ancora sul mercato a causa della burocrazia, della politica o di chi? E nel frattempo le aziende cavalcano l'onda di richiesta del mercato Rosé con vini aromatici, non Docg. Sono temi su cui il nostro settore si gioca la sopravvivenza, non possiamo rimanere a guardare».
E i dazi americani sul vino? «È preoccupante non avere ancora certezze – commenta Conterno -, l’Europa ha lavorato male, ci sentiamo sacrificati ad altri settori, come la farmaceutica e l’automobilistica. Siamo nella condizione di non sapere se domani mattina varranno ancora le regole di oggi, è tutto detto».
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