Cerca

ultima ora

ultime notizie

OGGI

«Spopolamento irreversibile» per le aree interne? Lettera di Vescovi e Cardinali chiede al Governo un cambio di passo

139 firmatari sul discusso passaggio del Piano strategico nazionale delle aree interne. «Chiediamo di invertire l'attuale narrazione»

Spopolamento irreversibile? Gli e

139 tra cardinali, arcivescovi, vescovi, abati e alti prelati hanno firmato una lettera aperta, che sarà consegnata a Roma all'integruppo parlamentare dedicato allo sviluppo del sud, delle isole e delle aree fragili. Oggetto della missiva in particolare un passaggio del Piano strategico nazionale delle aree interne pubblicato a marzo 2025.

Nella parte in cui il documento analizza il declino demografico delle aree interne, infatti, c'è un passaggio particolarmente lapidario che riguarda aree «già in una struttura demografica compromessa». Ovviamente non si specifica quali siano questi territori, ma se ne tratteggiano le caratteristiche: «popolazione di piccole dimensioni, in forte declino, con accentuato squilibrio nel rapporto tra vecchie e nuove generazioni» e con poca attrattività e basse prospettive di sviluppo. Zone che non possono invertire la tendenza, per cui è previsto «un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita». Come più esplicitamente sintetizza il titolo del paragrafo: «Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile».

Un passaggio che ha inquietato, anche perché suona come una resa. Molti territori di montagna sono da anni affetti dal problema dello spopolamento cronico e dalla difficoltà di fare fronte ai servizi; anche nel Monregalese questa è una situazione nota. L'idea che ci siano territori "terminali", per cui non esiste altra strada che la rassegnazione, ha colpito negativamente. Da quando questo documento è stato pubblicato, pur se non ha mai guadagnato l'attenzione del grande pubblico, si è innescato un dibattito relativo a questo discusso passaggio.

Uncem ha invitato a superare le polemiche, e a smentire nei fatti quel paragrafo, stralciandolo e rilanciando con gli investimenti sulle aree interne e montane.

Oggi al coro si aggiunge la voce dei 139 prelati, (ma altri potrebbero aggiungersi), che invita a rivedere quanto esposto nel documento. Il passaggio infatti viene definito «In definitiva, un invito a mettersi al servizio di un “suicidio assistito” di questi territori». 

«Chiediamo che venga esplorata con realismo e senso del bene comune ogni ipotesi d’invertire l’attuale narrazione delle aree interne. Sollecitiamo le forze politiche e i soggetti coinvolti a incoraggiare e sostenere, responsabilmente e con maggiore ottimismo politico e sociale, le buone prassi e le risorse sul campo, valorizzando un sistema di competenze convergenti, utilizzate non più per marcare differenze, ma per accorciare le distanze tra le diverse realtà nel Paese» scrivono, proponendo un'attenzione qualitativa piuttosto che quantitativa delle aree interne, evidenziando le storie e la cultura dei luoghi, favorendo esperienze di rigenerazione e rilancio dell'identità, incoraggiando un controesodo con incentivi economici e riduzione delle imposte, soluzioni di smart e coworking, innovazione agricola, turismo sostenibile, valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, piani di trasporto, recupero borghi abbandonati, banda larga, servizi sanitari di comunità e altro ancora. Tra i firmatari, anche il card. Roberto Repole, arcivescovo di Torino-Susa, mons. Daniele Salera, vescovo di Ivrea, mons. Marco Prastaro, vescovo di Asti, mons. Marco Brunetti, vescovo di Alba, mons. Calogero Marino, vescovo di Savona-Noli. 

 

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

x