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01 Ottobre 2025 - 08:29
Venerdì sera al teatro “Garelli” di Villanova la psicopedagogista Barbara Tamborini è stata la protagonista della quarta conferenza organizzata nell’ambito del progetto “Accademia dei genitori”, promosso dalle Parrocchie dell’Unità Valle Maudagna e Valle Ellero, con il patrocinio dei Comuni dell’area. L’appuntamento è stato introdotto da Roberto Ingrogna, parte del gruppo degli organizzatori, che ha ripercorso per sommi capi i tratti del progetto.
Barbara Tamborini ha proposto una serie di riflessioni legate al rapporto con i figli, nel tentativo di dare qualche spunto sul ruolo di guida di un genitore, nonostante i tempi complessi che stiamo vivendo. «Quando si è molto giovani c’è un’energia bellissima e una difficoltà a valutare rischi e controindicazioni delle nostre scelte – ha detto –: l’evoluzione ha fatto sì che a quell’età si sia il più possibile aperti alle novità.
Il nostro ruolo deve essere quello di aiutare i ragazzi a costruire significati, a capire che ogni scelta presenta il conto. Dobbiamo aiutarli a porre dei limiti e dobbiamo restare fermi sulle nostre decisioni su determinate scelte». «Ognuno diventa genitore con la sua storia di figlio, con le sue insicurezze», ha detto la Tamborini.
«Per essere base sicura per i nostri figli dobbiamo essere adulti che hanno maturato un’esperienza di attaccamento positivo, ovvero che ci siamo sentiti, visti e capiti da qualcuno. All’interno di questo abbiamo raggiunto una sicurezza nel metterci in relazione con gli altri. Questo ci dà la sicurezza tale da non sentirci immediatamente minacciati quando la reazione altrui non è quella che auspicheremmo».
«Dobbiamo dare anche fiducia ai nostri figli, dobbiamo riappropriarci di sicurezza e forza. Le nostre paure non fanno bene a chi sta crescendo. Hanno bisogno di vedere che siamo adulti e che siamo in grado di digerire una dose sana di rischio. Non c'è crescita senza rischio».
«La pornografia è l'ultima cosa che servirebbe a 10-11 anni, eppure a quell'età c'è tanta curiosità e le ricerche dimostrano che è frequentissimo il fatto che i ragazzi li frequentino. Quando eravamo bambini noi era molto più difficile imbattersi in questo tipo di contenuti. Era complesso esplorare una domanda sana, come la curiosità che si prova a quell'età. La pornografia però è la risposta sbagliata, perchè è come buttare una tanica di benzina su un fiammifero acceso».
Interpellata sui casi di suicidio tra giovanissimi, recentemente oggetto di cronaca, ha risposto: «C'è il suicidio come atto impulsivo: una quota di suidici sono atti imprevedibili, la prevenzione può fare poco in quel caso. Sono legati a un momento di tristezza profonda che genera una disperazione improvvisa. Non entra in gioco la razionalità e non si riesce a mettere in relazione il gesto alle sue conseguenze definitive. Fortunatamente questi casi sono molto pochi. Diverso il discorso legato all'isolamento sociale e la profonda tristezza che colpisce alcuni adolescenti, in questo caso i campanelli d'allarme sono discorsi ricorrenti dedicati alla morte e la programmazione del gesto. Ad esempio, le ricerche su internet che mostrano curiosità nei confronti dei modi di togliersi la vita. Poi ci sono cambiamento del tono dell'umore, sregolazione del sonno, mancanza di appetito... sono tutti sintomi da tenere d'occhio. Senza cadere nell'allarmismo, è importante sempre parlare con i ragazzi quando dimostrano segni di difficoltà».
La serata si è conclusa con un vivace spazio domande, dove i genitori presenti hanno potuto sottoporre le loro curiosità alla relatrice. L’ultimo incontro si terrà il 12 dicembre, con Eleonora Briatore, specialista in Neuropsichiatria infantile presso l’Ospedale “Santa Croce e Carle” di Cuneo.
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