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10 Ottobre 2025 - 12:05
«È urgente incrementare i numeri del depopolamento dei cinghiali».
L’allarme arriva forte e chiaro da Coldiretti Piemonte, che nel corso dell’incontro tra il mondo suinicolo regionale e il commissario straordinario per la peste suina, Giovanni Filippini, ha ribadito la necessità di agire subito.
«La presenza dei cinghiali sul nostro territorio resta ancora troppo alta – spiegano da Coldiretti – e questo crea criticità sanitarie, danni ingenti alle coltivazioni e pesanti ripercussioni economiche sulle imprese agricole».
L’appuntamento, ospitato nella sala conferenze di Coldiretti Piemonte, ha visto la partecipazione della consulta suinicola regionale, dei presidenti e direttori delle federazioni provinciali, del commissario piemontese per la PSA Giorgio Sapino e di Giorgio Apostoli, responsabile nazionale zootecnia Coldiretti.
Ad aprire i lavori, il delegato confederale Bruno Rivarossa, seguito dagli interventi di Bruno Mecca Cici, vicepresidente di Coldiretti Piemonte con delega alla zootecnia, e di Luca Saba, capo area economica dell’organizzazione.
«Sicuramente dobbiamo riconoscere – ha dichiarato Mecca Cici – che la strategia sanitaria messa in atto dal commissario Filippini per salvaguardare il nostro patrimonio suinicolo ha dato i suoi risultati. L’allentamento delle restrizioni è stato fondamentale per consentire alle imprese di riavere una prospettiva di futuro».
Tuttavia, ha aggiunto, «non possiamo abbassare la guardia sulla peste suina, come non possiamo dimenticare i danni che i cinghiali continuano a provocare alle colture: nel 2024 ammontavano a 4 milioni e mezzo di euro, un dato in crescita rispetto al 2023».
Il messaggio di Coldiretti è chiaro: la peste suina resta una minaccia concreta per l’economia agricola piemontese, e solo un’azione decisa sul fronte del contenimento della fauna potrà tutelare gli allevatori.
«Lo scenario internazionale – hanno dichiarato Cristina Brizzolari e Bruno Rivarossa – ci mostra come l’Europa abbia bisogno di un’agricoltura forte, autonoma e sostenibile. Questo passa anche attraverso l’eradicazione della peste suina e una riduzione drastica del numero dei cinghiali».
A rischio, ricordano, «c’è l’intera filiera suinicola piemontese, che conta circa 3.000 aziende, un fatturato di quasi 400 milioni di euro e oltre 1,2 milioni di capi, destinati soprattutto ai circuiti Dop del prosciutto di Parma e del San Daniele».
Coldiretti chiede quindi che la Regione si faccia parte attiva per recepire il declassamento del lupo da parte dell’UE e per attuare piani di selezione controllata più efficaci, evitando che la situazione «sfugga di mano, come già avvenuto per i cinghiali».
Un appello che suona come un ultimatum: «Serve un cambio di passo – conclude Mecca Cici – perché la sopravvivenza delle nostre aziende e la sicurezza del territorio dipendono dalle scelte che si faranno oggi».
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