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Viveva ai margini e fu sepolta in una grotta 500 anni fa: chi era la "signora di Aisone"?

Stranamente la donna non venne inumata nei normali luoghi consacrati, come invece si usava già all'epoca

Viveva ai margini e fu sepolta in una grotta 500 anni fa: chi era la "signora di Aisone"?

Una fase degli scavi ad Aisone G. Bernardi Arch. APAM

Lunedì 20 ottobre, a Cuneo, presso il Centro incontri di Fondazione CRC sono stati presentati i risultati preliminari della quarta campagna di ricerche archeologiche e paleoambientali condotte nei ripari sotto roccia, occupati sin dalla preistoria, della Riserva Naturale Grotte di Aisone (Alta Valle Stura). La scoperta più significativa di quest'anno è la sepoltura di un individuo femminile risalente all'inizio dell'Età Moderna, emersa in un contesto ricco di testimonianze che spaziano dal Mesolitico al Neolitico. 

L'evento è stato organizzato per condividere pubblicamente le attività del progetto 2025 "Viaggio nel tempo profondo attraverso le Marittime", promosso dall’Ente Gestione Aree Protette Alpi Marittime in partenariato con l’Unione Montana Alta Valle Stura, il Comune di Aisone, il Politecnico di Torino e la direzione scientifica della Cattedra di Ecologia preistorica dell’Università Statale di Milano, con il contributo di Fondazione CRC. A fare gli onori di casa il consigliere CRC Mauro Bernardi, e poi sono intervenuti il presidente APAM Armando Erbì, il presidente e la vice presidente dell’Unione Montana Valle Stura Loris Emanuel e Sabrina Rocchia, il sindaco di Aisone Pietro Trocello, il funzionario SABAP AL Gian Battista Garbarino.

Scavi e scoperte

Le indagini, svolte a luglio scorso, si sono concentrate nei Ripari (grotte) 10 e 19.

Riparo 10: Le nuove ricerche hanno permesso di individuare un lembo di deposito archeologico databile al Neolitico e un livello più profondo con carboni e tracce di frequentazione antropica che potrebbe risalire al Mesolitico (tra il IX e il VI millennio a.C.). Nel sito sono stati inoltre individuati i limiti di scavi precedenti, condotti dal professore dell’Università di Milano Ferrante Rittatore Von Willer negli anni '50 e da Marica Venturino Gambari, funzionaria responsabile negli anni '90 dell’allora Soprintendenza per i Beni archeologici del Piemonte.

Riparo 19: L’ampliamento del settore di scavo ha portato alla luce depositi archeologici contenenti frammenti di ceramica e resti faunistici, databili momentaneamente alla seconda metà del IV millennio a.C.. Il ritrovamento di una serie di buche per palo indica che l’area prossima all’ingresso era stata strutturata come un ricovero temporaneo o stagionale. Resti umani sparsi, interpretabili come quel che resta di antiche sepolture sconvolte, indicano inoltre il carattere funerario del riparo 19, forse in connessione con la sorgente. 

Per ottenere datazioni più precise sui reperti preistorici, sarà necessario incrementare le analisi radiocarboniche, inviando nuovi campioni al laboratorio dell'Università di Vienna, in aggiunta a quelli già provenienti dalle ricerche del 2024.

La scoperta straordinaria: la sepoltura femminile

La scoperta più importante di questa campagna è la sepoltura di un individuo di sesso femminile di età adulto-senile. La sua fossa è stata incisa nello strato di terreno sterile affiorante nella parte più interna del riparo.

Analisi preliminari, supportate dalla datazione radiocarbonica ottenuta dal Radiocarbon Dating Laboratory di Bruxelles, collocano l'individuo tra la seconda metà del 1400 e l'inizio del 1600 (Età Moderna). Informazioni che sono state suffragate anche dall’analisi del tartaro dei denti in cui sono stati rilevati amidi di mais che come è noto è stato introdotto in Europa dopo la scoperta dell’America. Nonostante la datazione relativamente recente, la deposizione (supina, con il braccio sinistro lungo il fianco e il destro ripiegato sul petto) e l’assenza di corredo ricordano in parte le sepolture più antiche di tradizione preistorica. 

La sepoltura è significativa, hanno spiegato gli archeologi, perché è anomala. Nel periodo della datazione le persone venivano inumate in luoghi consacrati e quindi la “signora di Aisone” potrebbe essere stata una donna vissuta ai margini della comunità. Elemento che insieme ad altri permetterà di approfondire la conoscenza dell’uso delle grotte nel tempo e delle dinamiche sociali della valle.

Lo scheletro è attualmente oggetto di analisi specialistiche presso il laboratorio Bagolini dell'Università degli Studi di Trento per ricostruire un quadro d'insieme sullo stato di salute, l'occupazione svolta in vita e le possibili cause di morte

Una grande e variegata quantità di reperti paleontologici

Tra i reperti faunistici, molto abbondanti e in attesa di analisi definitive, sono stati identificati resti di animali selvatici come stambecco, cervo, cinghiale, lupo e orso bruno, affiancati da una significativa presenza di animali domestici: pecora, capra, maiale e bue. 

La necessità di valorizzare il Patrimonio archeologico

Nell’incontro il funzionario responsabile della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo, Dott. Gian Battista Garbarino, ha invitato a riflettere sul potenziale del patrimonio culturale locale, evidenziando come esso debba essere considerato una risorsa condivisa e un bene comune custodito per le generazioni future. 

Le ricerche hanno incluso attivamente la popolazione locale e i turisti attraverso azioni di archeologia pubblica, un metodo che si è dimostrato efficace nel comunicare il dato archeologico e promuovere la consapevolezza del valore del sito.

Il progetto "Viaggio nel tempo profondo attraverso le Marittime", si è focalizzato sulle Grotte di Aisone ma altre attività di divulgazione hanno interessato il sito delle Grotte del Bandito di Roaschia e il Parco archeologico di Valdieri con la sua necropoli protostorica, nell’ottica di valorizzare il patrimonio archeologico e paleontologico gestito dall’Ente Aree Protette Alpi Marittime.

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