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Da ex chiesa a sala mostre internazionali

L’Associazione “Be Local” che ha portato Caravaggio, Warhol e gli impressionisti presenta il progetto

Da ex chiesa a sala mostre internazionali

Da ex chiesa a sala mostre internazionali: Santo Stefano cerca un gestore fino al 2030. Sul tavolo del Comune di Mondovì c’è una proposta firmata da “Be Local”, l’Associazione guidata da Stefano Gribaldo che ha portato in città Caravaggio, Warhol e gli impressionisti. Non è una novità: si sapeva che questo passo era “nell’aria”. Il Comune, nei mesi scorsi, ha “sondato il terreno”, ma la proposta di “Be Local” è l’unica che è arrivata in porto. Ora si apriranno le procedure per definire il project financing. Che cosa ha in mente “Be Local”, per l’ex chiesa di via Sant’Agostino?

Di cosa stiamo parlando? Quale futuro per Santo Stefano?

Facciamo un passo indietro. Santo Stefano è stata sotto cantiere per cinque anni dal 2017 al 2022: impacchettata e inagibile, a causa degli interventi per i restauri delle infiltrazioni al tetto. Ha riaperto nel 2023 e, dopo alcuni eventi minori, ha “fatto il botto” con un’incredibile mostra di pittori barocchi che includeva – fra gli altri lavori – una tela attribuita a Caravaggio. E nei due anni successivi ha ospitato un evento internazionale qual è stata la mostra dedicata all’arte “pop” di Andy Warhol e, da ultimo, la mostra sugli impressionisti con opere di Monet, Degas, Renoir, Manet, Pissarro, Cézanne e altri ancora. Le mostre hanno totalizzato migliaia di visitatori: ed è indubbio che il vero cambio di passo sia stato quello di eventi di forte richiamo, in grado di portare anche a Mondovì un ampio flusso di visitatori. Andando a pescare sia dal pubblico locale, desideroso di vedersi – per una volta – i “grandi nomi dell’arte” in mostra sotto casa, sia dal pubblico di amanti del genere.

Un accordo “PPP” per dare stabilità: ma cos’è?

Fino a oggi, però, ogni mostra, ogni esposizione, è stata decisa, organizzata, allestita e messa in atto con progetti ad hoc. Già nel 2024 “Be Local” fece presente all’Amministrazione che era necessaria una pianificazione di lungo periodo: organizzare una mostra “di rilievo” richiede mesi e mesi di anticipo per definire il progetto, individuare il curatore, fare gli accordi coi proprietari delle opere, reperire gli sponsor. I numeri degli afflussi dicono che i picchi di visitatori si erano verificati nei giorni delle grandi manifestazioni cittadine: quel flusso andrebbe reso costante. La domanda era: perché non affidare Santo Stefano a un unico soggetto per un certo periodo di tempo? E la formula scelta è quella del “PPP”: accordo di “partenariato pubblico-privato”
Un sistema che l’Amministrazione ritiene particolarmente funzionale, dal momento che è lo stesso tipo di soluzione che è stata applicata per i beni turistici a Piazza (la Chiesa della Missione, l’ex Teatro Sociale, la Torre del Belvedere e il tunnel “Prima Armata”). In sintesi, funziona così: il privato presenta un progetto di gestione (che è quello che è avvenuto ora), poi il Comune lo mette a bando dando diritto di prelazione al proponente (questa fase avverrà nelle prossime settimane). Chi lo ottiene diventa “partner”. A differenza delle convenzioni per la gestione, col PPP il privato viene coinvolto in maniera maggiore: si fa carico della manutenzione e degli interventi, deve accollarsi la promozione e ne ottiene lo “sfruttamento economico” (nel senso che deve occuparsi direttamente della biglietteria, delle visite, eccetera). In breve, gestisce spese e guadagni. «La formula del partenariato è da ritenersi più virtuosa e più tutelante – sostiene il Comune – , proprio perché responsabilizza maggiormente il privato».

Che futuro attende Santo Stefano?

Quali sono le idee di “Be Local” per Santo Stefano? Il progetto non è ancora pubblico, ma abbiamo chiesto all’assessora alla Cultura, Francesca Botto, di spiegarci almeno la direzione in cui si vuole andare: «“Be Local” ha messo nero su bianco una serie di cose decisamente interessanti. Ha già alcune ipotesi di mostre, almeno tre, che ovviamente saranno solo una parte di quelle che si faranno nei prossimi cinque anni. Si tratta di eventi che spaziano molto sui “generi” e che potranno andare a intercettare gusti diversi di un pubblico molto ampio. Si parla ovviamente di nomi di rilevanza internazionale, anche legati a ricorrenze particolari. Il progetto di “Be Local” inoltre prevede un forte investimento sulla struttura».

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