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02 Novembre 2025 - 17:50
Un settore d'eccellenza, simbolo di qualità, sicurezza alimentare e occupazione. È così che Coldiretti descrive oggi la filiera avicola italiana, una realtà tra le più avanzate del panorama agroalimentare nazionale. Ma dietro la solidità della produzione si nasconde uno scenario sempre più complesso, tra politiche europee in evoluzione, tensioni sui mercati globali e crisi sanitarie che rischiano di minare la competitività del comparto.
Una riflessione approfondita emersa durante la tavola rotonda “Competitività, sicurezza alimentare e fiducia del consumatore: il futuro della filiera avicola italiana nel contesto globale”, organizzata da Unaitalia nel corso dell’assemblea generale “L’avicoltura italiana guarda al futuro”.
Nel nostro Paese, il Piemonte gioca un ruolo strategico. La regione conta oltre 32 milioni di capi e più di 1.150 aziende attive nella filiera.
Una produzione importante che si traduce anche in numeri rilevanti sul fronte delle uova: 900 milioni l’anno, con circa 100 aziende specializzate che soddisfano gran parte del fabbisogno interno, rendendo il Piemonte la quarta regione italiana per produzione.

La qualità e la tracciabilità della filiera italiana sono indiscutibili. “Garantiamo prodotti sicuri, controllati e nel rispetto dei più alti standard europei in termini di benessere animale e sostenibilità”, ricorda Bruno Mecca Cici, vicepresidente di Coldiretti Piemonte e delegato per la zootecnia.
Il problema? La concorrenza estera.
“La mancanza di reciprocità negli scambi commerciali con Paesi extra UE genera concorrenza sleale: arrivano sul mercato prodotti a prezzi più bassi ottenuti con criteri produttivi che non rispettano i nostri standard”.
Da qui la richiesta forte del settore all’Europa: stesse regole per tutti, per evitare squilibri che penalizzano gli allevatori italiani.

Non solo regole commerciali: Coldiretti chiede anche un approccio equilibrato al tema della sostenibilità.
“Abbiamo bisogno di una sostenibilità reale, che tenga insieme obiettivi ambientali, economici e sociali”, sottolineano la presidente Cristina Brizzolari e il delegato confederale Bruno Rivarossa. “Solo così potremo tutelare la capacità produttiva europea, garantire sicurezza alimentare e difendere un modello produttivo che è parte della nostra identità”.
Il messaggio è chiaro: innovazione e sostenibilità sì, ma senza mettere a rischio interi comparti produttivi strategici per il Paese.
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