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02 Dicembre 2025 - 07:40
Fiori che a prima vista sembrano innocenti, ma che a un secondo sguardo si trasformano in uccelli neri, presagi di paura. Alberi dal tronco pieno di nodi che diventano metafora di un trauma radicato. Tende che paiono solide, ma al loro interno la vita è appena un’ombra, fragile, cancellabile in un istante. Altre immagini non hanno bisogno di interpretazioni: sono “frecce nel cuore” capaci di raccontare ciò che i bambini di Gaza vivono ogni giorno.
Questi disegni, realizzati da piccoli e ragazzi tra i 3 e i 17 anni, sono il cuore della mostra HeART of Gaza, inaugurata a Mondovì grazie alle Donne in cammino per la pace, al Tavolo comunale per la pace e al sostegno del Comune, di MondoQui e di molte realtà locali. L’apertura, sabato 29 novembre, è stata un momento intenso, in cui l’arte si è intrecciata alla testimonianza, al dolore e alla volontà di non distogliere lo sguardo.

La storia della mostra nasce dall’incontro tra Mohammed Timraz, giovane palestinese di Gaza, e l’artista irlandese Féile Butler. Attraverso gli scambi di messaggi e disegni dei nipoti, Butler si rende conto che le immagini dei bambini stanno cambiando colore e forma, diventando sempre più cupe e inquietanti: un grido che non può essere ignorato. Da quell’intuizione prende vita una mostra che, dall’Irlanda, ha attraversato Europa, Canada e Stati Uniti, arrivando in oltre 150 città italiane.
Mohammed, il cui internet café è stato distrutto, ha iniziato a radunare bambini sfollati o orfani in piccole tende usate come spazi di arte-terapia: luoghi precari, ma fondamentali per ridare forma, anche solo per un attimo, a un’infanzia strappata. Oggi è ricercatore in Italia, impegnato proprio nello studio delle arti performative come strumento per elaborare traumi troppo grandi per essere raccontati a parole.
L’inaugurazione ha intrecciato arte e impegno civile. Le Donne in cammino hanno ricordato i lenzuoli della rotta migrante, le camminate e pedalate per la pace, la necessità di tornare in piazza ogni quindici giorni. “Non c’è pace senza giustizia sociale”, è stato ribadito, così come il dovere di non abituarsi all’orrore.
Accanto ai disegni è esposto anche un grande lenzuolo ricamato a mano: oltre cento nomi di bambini, fiori e aquiloni. Un’opera collettiva nata in sei mesi di lavoro, tra rabbia, pietà e amore. I proventi dei gadget e delle cartoline saranno destinati all’associazione di Mohammed, We Are Not Alone, per sostenere la popolazione palestinese.
«Pensiamo ai nostri figli – ha detto una delle organizzatrici – e speriamo che imparino a vedere nell’altro una parte di sé, senza seminare odio».
Sabato 6 dicembre alle 16 il collegamento con l’artista Mohammed Timraz a Palazzo di Città
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