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Quando c'erano le auto: 10 anni fa il centro storico diventava pedonale

Il 5 dicembre 2015 l’asse di Via Sant’Agostino-Piandellavalle a Breo, nel centro storico della città, cambiava faccia

Quando c'erano le auto: 10 anni fa il centro storico diventava pedonale

Ci sono eventi che segnano l’andamento di una città. In tutti i sensi. Dieci anni fa – il 5 dicembre 2015 – Mondovì Breo “cambiava passo”: il centro storico, nell’asse via Sant’Agostino-via Piandellavalle, si pedonalizzava.

Ci sono voluti nove anni per completare il percorso, con via Beccaria, “pedonalizzata a metà”. E oggi, dopo una decade, quell’intervento è visto come un punto di non ritorno (non da tutti gradito) per la città e per il suo tessuto commerciale.

LA RIQUALIFICAZIONE DEL CENTRO STORICO

Se si sommano tutti gli interventi nel centro storico, andando indietro non solo di 10 anni ma di oltre 20, la cifra investita dal Comune è altissima: 6 milioni di euro.

In tanti ricordano quel mega-cantiere, aperto quando c’era l’Amministrazione di Stefano Viglione con l’assessore ai Lavori pubblici Enrico Rosso: fu un cantiere “veloce”, questo va riconosciuto ancora oggi, con le imprese che lavorarono a un ritmo serrato.

Dal 2018 si è cercato di completare quel percorso, col progetto del “Borgheletto” (i “famosi” 2 milioni di euro promessi dalla ministra Boschi): varato dalla Giunta Adriano nel 2022, terminato dall’Amministrazione Robaldo nel 2024.

Vedere le foto del decennio scorso, coi marciapiedi ma soprattutto con le auto e i furgoni parcheggiati davanti a tutta la linea dei portici di via Sant’Agostino e in piazza Moizo, colpisce. Dal punto di vista estetico e della “qualità” per chi passeggia, non c’è dubbio che Breo sia più bella e più percorribile.

Ma non si può non ricordare che su questo tema, da sempre, si è attorcigliato un dibattito enorme che non si è mai spento del tutto: quello legato al tessuto commerciale.

IL TEMA DEI NEGOZI

La percezione generale, non da oggi, è quella di un decennio in cui “hanno chiuso tanti negozi”. Numericamente, le chiusure ci sono state. Prediamo un dato veloce, proveniente dall’analisi del tessuto economico cittadino che si trova nel “Documento di programmazione” approvato pochi giorni fa dall’Amministrazione comunale, e che si riferisce solamente all’ultimo triennio: i negozi di vicinato a Mondovì dal 2022 al 2024 sono calati in tutta la città.

Ma nel solo addensamento di Breo, nel triennio, si sono registrate 17 nuove aperture (6 nel 2022, 8 nel 2023, 3 nel 2024) a fronte di 16 cessazioni (3 nel 2022, 1 nel 2023 e 13 nel 2024), quindi il saldo è in pari, anzi “positivo” di 1 unità – senza contare 13 “subingressi”. Spalmato sul decennio, come si sa, le chiusure sono certamente tante e in alcuni casi anche “eclatanti”.

L’anno scorso emerse un dato, pubblicato da “Tautemi Associati” di Cuneo, che ha scandagliato metro per metro i centri storici di Mondovì. Il dato che emergeva: il 30% dei locali commerciali, nei centri storici di Mondovì, è vuoto.

Ma le cause – aveva spiegato il dott. Andrea Marino di “Tautemi” –, non erano riconducibili a un solo fattore. Ma a tanti. Ne riprendiamo alcune: il commercio on line, la crisi economica (se la gente ha meno soldi in tasca… spende meno), la perdita di alcuni presidi (questo vale soprattutto a Piazza), lo stato degli immobili e la qualità dell’offerta.

L’impatto della pedonalizzazione è diverso a seconda del tipo di vetrina: può essere negativo per alcuni negozi “di prossimità” che vivono di clientela abituale o peculiare (panetterie, farmacie…), può essere positivo per gli esercizi che invece vivono di shopping legato al passeggio (boutique, bar con il dehor…). L’offerta commerciale di Breo è, da questo punto di vista, mista.

«LA CRISI È UN TEMA AMPIO. NON TORNIAMO INDIETRO SULLA ZTL»

Mattia Germone, presidente Ascom-Confcommercio Mondovì: «La crisi del commercio è innegabile. Ma è un tema ampio, che non riguarda solo Mondovì né si può “ricondurre” a un fattore come la pedonalizzazione. Sono convinto, tutt’ora, che “tornare indietro” sulla pedonalizzazione sarebbe un errore enorme. Il centro di Breo pedonalizzato ha consentito di organizzare tanti eventi, in questi dieci anni: è stato animato, decorato con gli allestimenti aerei in occasione delle manifestazioni».

E il tessuto commerciale? «Io penso che il tema fondamentale sia questo: i negozi del centro storico funzionano se le persone credono nella città in cui abitano. Più che quello che è capitato in questo 10 anni… mi spaventa quello che potrebbe capitare nei prossimi 10: quante chiusure vedremo, ancora? A chi acquista ogni cosa on line, attirato dalla comodità e dalla velocità, chiedo: siamo consapevoli di cosa vuol dire vivere in una città coi negozi chiusi?». Come a dire: non serve un centro storico “transitabile”, ma un centro storico attrattivo, vivo e vissuto.

UNO SGUARDO AL FUTURO: INCENTIVI PER CHI APRE UN NEGOZIO SFITTO

Sgomberiamo il campo dalla “macro questione”: sulla ZTL non si vuole tornare indietro. La più grossa novità sta nel bando a cui ha partecipato il Distretto del commercio – di cui Mondovì è capofila – sperando di ottenere finanziamenti da trasformare in incentivi alle attività commerciali. Fra questi, c’è una premialità per chi sceglie di aprire un’attività in un negozio oggi vuoto: contributi per gli arredi interni, per le vetrine, per la videosorveglianza. E ancora: bonus per chi sceglie di fare corsi di digitalizzazione per “mettersi al passo” e incentivi alle iniziative per fidelizzare i clienti.

Questo si somma ad altri incentivi (a Mondovì la bolletta rifiuti è gratis, per tre anni, per chi riapre una vetrina chiusa del centro storico) e a tutte le manifestazioni organizzate nel centro storico, da quelle estive (oltre ai “Doi Pass”, si sa che il Comune intende organizzare nuovi eventi musicali a Breo) a quelle autunnali-invernali, come la recente edizione di “Peccati di gola” o le manifestazioni natalizie (ne riferiamo in un’altra pagina), le mostre d’arte in Santo Stefano, i tentativi di tenere aperti i negozi nei weekend in occasione degli eventi.

Tutti tasselli di un puzzle, che più volte è stato scombinato dalla crisi. E che oggi, per molti, non è completo.

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