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«Don Meo sorride in dieci parrocchie»

Il sacerdote della diocesi di Mondovì scelto per la campagna “Uniti nel Dono”. L'appello per Nicola, morto senza famigliari e accompagnato da tutta la comunità nell'ultimo saluto

Don Meo Prato

Don Meo Prato nella campagna "Uniti nel dono" (Foto Sara Ballocco)

«Nella diocesi di Mondovì, la vita di don Bartolomeo Prato – per tutti don Meo – si spende al fianco dei più piccoli e dei più anziani con la stessa disinvoltura e lo stesso sorriso». “Uniti nel Dono”, la campagna della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) che promuove la solidarietà e il sostegno economico alla Chiesa, in particolare per il sostentamento del clero, ha scelto il volto del sacerdote monregalese per dare voce ai testimoni del Vangelo che ogni giorno portano aiuto e speranza, senza dimenticare nessuno. L’articolo di Manuela Borraccino, con le fotografie di Sara Ballocco, visibile sul sito unitineldono.it, ricorda come don Meo operi tra Piemonte e Liguria nelle parrocchie di Cengio, Cosseria e Plodio e in provincia di Cuneo a Saliceto, Monesiglio, Camerana, Prunetto. Classe 1973, ordinato nel 2009, don Meo è arrivato a Saliceto nel 2018 e dal 2021 risiede, appunto, a Cengio. «Essere sempre in giro non mi pesa, anzi mi rende felice perché penso a chi incontrerò quel giorno e mi affretto nell’andargli incontro – dice don Meo –. È un’esperienza positiva e anche bella perché, mentre se hai una parrocchia grande ti trovi davanti sempre le stesse persone e la stessa realtà, con diverse comunità si fa un’esperienza sempre diversa».

«Solare ed energico, con la sua carica di umanità don Meo ha conquistato la simpatia e la collaborazione di tante persone anche non praticanti che si sono rese disponibili nel volontariato», si legge nell'articolo che raccoglie anche le testimonianze del sindaco di Cengio Francesco Dotta, di Giovanna Calleri, volontaria della Caritas, dell’assessora Lorenza Rinaldi e (nel video a corredo) di Mirella Gallo del Centro di ascolto di Camerana e del vice sindaco di Cengio, Gianfranco Bosetti.

Responsabile della diocesi per la pastorale della salute, don Meo è impegnato anche nei centri Caritas di Camerana e Cengio e nelle Case di riposo di Monesiglio e Cengio. Proprio qui alcuni anni fa don Meo aveva conosciuto Nicola. Un uomo solo, dalla vita difficile, una madre persa troppo presto e i demoni interiori che spesso prendevano il sopravvento, tante dimore, nessuna famiglia, una lunga peregrinazione che ha concluso a “Casa Scapoli” a Cengio. Dopo la sua scomparsa, a giugno, don Meo aveva lanciato un appello a tutti i parrocchiani, affinché chi avesse potuto facesse un gesto devoto e partecipasse alle esequie. Una richiesta “rimbalzata” da un gruppo whatsapp all’altro del paese raccogliendo un centinaio di persone nella chiesa di Santa Barbara a pregare per Nicola, uno sconosciuto, a cui però hanno voluto porgere l’ultimo saluto.

Un gesto di grande carità cristiana, che ha dimostrato la forza e l’empatia della piccola comunità e il grande carisma di don Meo che in questi anni di servizio a Cengio e nei paesi limitrofi ha saputo toccare le corde più intime e umane dei suoi parrocchiani riportandoli a vivere il vero significato di fede.

«Le donne e gli uomini che hanno gremito la chiesa non sapevano nulla di lui. Se fossero stati chiamati al pulpito, non avrebbero avuto aneddoti da raccontare. L’aneddoto era proprio quel funerale: persone di ogni ceto ed età che si immedesimano in uno sconosciuto perché nella coda solitaria del suo destino hanno visto incarnati i loro fantasmi, che sono poi anche i nostri», aveva scritto Massimo Gramellini sul "Corriere della Sera".

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