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INTERVISTA - Giulia Lintura: «La mia voce per le vittime di violenza»

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«Essere la “Bela Monregalesia” vuol dire avere un ruolo. E ho pensato di usarlo per lanciare quel messaggio. È da anni che dobbiamo fare i conti con donne vittime di pregiudizi, battute, violenze. Ho voluto essere portavoce». Che Giulia Lintura avesse un carattere, non era in discussione: lo ha mostrato nitidamente, nel momento in cui ha preso la parola al suo esordio. Se qualcuno ancora pensava che la “Bela Monregaleisa” potesse e dovesse essere solamente un costume, beh: buongiorno. La sveglia, ve l’ha data lei. Così le abbiamo chiesto un’intervista. Ed è, inevitabilmente, un’intervista… doppia: in parte alla “Bela”, e in parte alla persona che sta dietro alla maschera.
Partiamo dalla “Bela”. Che cosa significa, oggi e per una ragazza di 25 anni, interpretare questo ruolo? Sicuramente la figura della “Bela” ha un peso diverso rispetto a ciò che ci si immagina da bambine o ragazzine. Oltre all’aspetto “festaiolo”...

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