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Facciamo sempre più immondizia e poi ci lamentiamo se i costi aumentano?

Sedici mila tonnellate di Rsu in un anno: è tempo di smettere di credere che le bollette possano “abbassarsi”

Artesina e quei bidoni rifiuti strapieni: «Così non va bene»

C’è un paradosso, nato probabilmente negli anni ’90, quando le questioni ambientali cominciavano timidamente ad affacciarsi nei dibattiti pubblici. Quando qualcuno si stava accorgendo che il pianeta non è infinito e qualcun altro stava provando a farlo notare – spesso beccandosi una cilindrata di insulti da chi era cresciuto fra gli anni ‘70 e gli ’80, l’era d’oro del progresso, quando “benessere” faceva rima con “consumo”.

Questo paradosso lo si può sintetizzare così: l’idea che fare la raccolta differenziata debba «farci risparmiare». Che la differenziata vada fatta «perché così pagheremo di meno». Spoiler: non è così.

Chissà come – e perché – è stata messa in giro questa teoria. Forse perché si pensava che la leva che potesse far smuovere gli italiani e farli differenziare, non poteva essere quella ecologica: doveva essere quella economica. Per fargli fare la differenziata, bisognava dirgli che era “conveniente”, non per l’ambiente ma per il portafogli. Se non fosse per un piccolo particolare: non era vero, che si sarebbe pagato di meno.

La conseguenza la vediamo ora: se la bolletta rifiuti aumenta, nonostante la differenziata – perché avviene esattamente così: aumenta – le persone si infuriano. «Ma come? – urlano –. Dov’è il risparmio che ci era stato promesso?». Era una promessa falsa.

Al massimo, andrebbe spiegato che senza raccolta differenziata la bolletta sarebbe il doppio. O il triplo. Perché il punto è questo: l’immondizia si paga. Sempre. E costa sempre più cara: perché ne facciamo sempre di più.

L’immondizia, quella indifferenziata (il RSU, il “sacco nero”) costa. Costa trasportarla, smaltirla, lavorarla, sotterrarla. Vi diamo qualche dato.

Nel 2019 i nostri Comuni, quelli ACEM, hanno prodotto 14,3 mila tonnellate di rifiuti: quattordici mila tonnellate. E sono aumentati di anno in anno, sempre: 15,4 mila nel 2020, 15,5 mila nel 2021, 15,7 mila nel 2022, 16,5 mila nel 2023 e 16,7 mila tonnellate nel 2024.

Se li si somma al rifiuto differenziato, siamo attorno a una media di 30 mila tonnellate di rifiuti all’anno. Solo che… la raccolta differenziata, in numeri e in percentuale, non sta crescendo. Il costo medio per smaltire il RSU è di circa 150 euro a tonnellata. Ne produciamo sempre di più: e paghiamo sempre di più.

Davanti a queste cifre, forse è tempo di smettere di credere che le bollette possano “abbassarsi”. La narrazione secondo cui fare la differenziata porterà a un “abbassamento” dei costi, ovvero che bisogna fare la differenziata “per risparmiare”, va superata.

Se proprio non si vuole farsi bastare la ragione ambientale (perché – diciamolo – a molta gente… non glie ne frega niente) e se proprio si vuole tenere come “leva” quella economica, quantomeno si cominci a capire (e a dire) che non si sta parlando di pagare di meno: ma di evitare di pagare molto, ma molto di più.

E questo vale anche per gli amministratori, per i sindaci: questo concetto va compreso e divulgato. Non si può promettere ai cittadini ciò che non si verificherà. E che l’unico modo è passare non solo attraverso un ulteriore aumento della differenziata, ma una riduzione: fare meno immondizia.

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