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Cinema Horror: sempre i soliti noti

Nelle prossime settimane due importanti cineasti come Luc Besson e Guillermo del Toro porteranno su piattaforma e nelle sale i due capisaldi dell'horror: rispettivamente Dracula e Frankenstein. È naturale che i maestri della regia si dilettino a cimentarsi coi grandi classici della letteratura, trasposti frequentemente sul grande In arrivo due grandi classici del genere: Dracula e Frankenstein, rivisitati da Besson e Del Toro. Ma questa riproposizione dell' "usato sicuro" apre a una riflessione.

Cinema Horror: sempre i soliti noti
Nelle prossime settimane due importanti cineasti come Luc Besson e Guillermo del Toro porteranno su piattaforma e nelle sale i due capisaldi dell'horror: rispettivamente Dracula e Frankenstein. È naturale che i maestri della regia si dilettino a cimentarsi coi grandi classici della letteratura, trasposti frequentemente sul grande schermo. Esercizio di stile, o necessità di raccontare spunti su opere fondamentali che magari sono sfuggite in letture precedenti? Difficile a dirsi. Probabilmente entrambi gli aspetti; c'è però un'amara riflessione che riguarda la scelta di cadere su storie ormai conosciute e ripresentate infinite volte. Ovvero la costante di puntare su qualcosa di certo, sul prodotto sicuro. Si sa, il cinema è arte ma è soprattutto industria, e per tirare avanti bisogna staccare i biglietti. L'horror come ogni sezione di cinema di genere è stato spremuto fino all'inverosimile ed è difficile tirare fuori qualcosa di nuovo e originale, come è anche complicato spaventare occhi che dallo schermo hanno visto ormai di tutto. Resta comunque il fatto che appare esserci una certa riluttanza ad osare, considerando per giunta che molti dei grandi cineasti moderni hanno attraversato, durante la loro formazione, il genere; Peter Jackson, Tim Burton e lo stesso Del Toro, che il loro l'hanno comunque fatto, rinnovando stile e contesti, ribaltando schemi e regole. Quella che emerge però a livello generale è una grande disuguaglianza proprio nel voler rischiare, se le piattaforme e le serie TV accettano il di farlo altrettanto non vale per il grande schermo. Sorrentino e molti colleghi lodano la libertà artistica lasciata dalle piattaforme, ma è pure vero che le stesse si applicano ora anche per la distribuzione in sala, e che questo coraggio lì non si noti. Sembra mancare la voglia di lanciare una nuova generazione di personaggi del terrore contemporanei, differentemente da un non lontano passato, dove capeggiavano i vari Freddy Krueger, Michael Myers e soci. Nello specifico non stiamo parlando di certo di capolavori ma di film entrati in qualche modo nell'immaginario: capaci di crearsi una serialtà propria (non sempre di qualità eccelsa) ma che hanno espresso, a livello di soggetto e sceneggiatura, qualcosa di nuovo o perlomeno attuale. Storie sicuramente inverosimili e piene di difetti, ma perlomeno originali, e che forse in questo momento di continuo riciclo, un pochino rimpiangiamo.
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