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Quando le star tornano al paese

Non pochi discendenti di migranti italiani hanno trovato la fama oltreoceano. Alcuni di loro hanno voluti ricongiungersi con le terre degli avi. Non sempre con fortuna.

Quando le star tornano al paese
In questi giorni una notizia un po' particolare ha riguardato il frontman degli Aeromisth e il comune di Cotronei nel crotonese. Steven Tyler che di cognome fa Tallarico, ha come molti in America, lontane origini italiane, di cui ha sempre fatto menzione con orgoglio, ricordando il nonno paterno, emigrato dalla Calabria in cerca di fortuna. Il rocker ha visitato il paese nel 2013 e incontrato alcuni lontani parenti, e avviato un progetto per la creazione di un museo a lui dedicato, grazie a una sua Fondazione, proprio nel comune di Cotronei: patto che venisse allestito nell'abitazione del nonno. Una bella storia diventata però notizia di truffa e denunce: beghe legali che vedono contro il cantante e l'amministrazione accusata di finanziamenti spariti e dello spostamento della sede museale. Questa vicenda ci porta a quei casi più noti  di interpreti di grande successo che hanno espresso la volontà di ricongiungersi con le lontane origini. Storie di emigrazione, sogno americano e ritorno. Roma negli scorsi giorni ha accolto un gigante del cinema come Robert De Niro, per una serie di eventi tra cui il festival "Alice nella città". L'attore che spesso ha lavorato per produzioni e regie italiane, uscì nel 2016 con una dichiarazione molto roboante: ovvero che sarebbe tornato a vivere a Ferrazzano, paese dei suoi avi, se Trump avesse vinto le elezioni. In Molise ancora lo attendono... Russel Crowe invece è tornato sul serio, ma non nella vesti di Massimo Decimo Meridio che ben conosciamo, bensì esibendosi col suo gruppo musicale nella "sua" Ascoli Piceno che lo ha accolto osannandolo. Trattamento totalmente opposto ha ricevuto Rodolfo Valentino, tra i primi divi del cinema muto, acclamato in tutta Europa nel suo rientro nel 1923, ma boicottato e ignorato al passaggio in Italia. Sono i primi anni del fascismo, poco cinema è arrivato dagli Stati Uniti e l'ideale espresso dalla figura di Rodolfo Valentino mal si sposava con l'identità fisica che il regime voleva imporre, salvo poi ergerlo a suo emblema dopo il suo successo arrivato postumo anche da noi. Salire sul carro del vincitore era pratica già in uso...
Tornando a tempi più recenti: Scorsese ha proposto il suo "Viaggio in Italia", e Stanley Tucci il suo "Tucci in Italy": serie TV di successo all'estero su cibo e storie italiane. Senza voler fare torto a nessuno, è forse John Turturro l'interprete di Hollywood che meglio incarna la figura di star capace di rimescolarsi con le proprie radici. L'attore con origini pugliesi, già noto per l'intensa attività nei film d'autore americani, è divenuto volto celebre alle masse della penisola grazie al ruolo di Guglielmo da Baskerville, nella serie TV tratta dal giallo storico per eccellenza di Umberto Eco "Il nome della Rosa". In realtà l'attore aveva già, in precedenza, intrecciato in maniera attiva la sua arte interpretativa con gli elementi significativi della storia recente italiana. È presente ne "Il siciliano" di Cimino, ma soprattutto presta il volto a Primo Levi ne "La tregua" di Francesco Rosi, con nel mezzo tante interpretazioni eccellenti, dirette tra gli altri dai fratelli Coen, e Spike Lee, che lo riporta dentro le vicende belliche italiane della Seconda guerra mondiale con "Miracolo a Sant'Anna". E poi dietro la macchina da presa: il cinema che racconta la musica napoletana con "Passione". Mentre l'omaggio trasversale all'Italia si completa a teatro, nella regia della lirica del "Rigoletto", al Massimo di Palermo.
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