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Capossela nella magia del Folk(Club)

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Cos'è il Folk? Il termine, come direbbe un vocabolario, connota un elemento (persona, oggetto o fenomeno) che esprime una radice e un forte attaccamento con la cultura popolare (da qui, ad esempio, il termine folklore o l'aggettivo folkloristico). In musica poi questa accezione legata alla cultura popolare ha allargato il proprio spettro di valenza, e radicandosi alla tradizione americana ha assunto una valenza politica, mescolandosi con una componente di protesta contro le ingiustizie sociali e le convenzioni (pensiamo alle canzoni di autori come Bob Dylan, Woody Guthrie o Johnny Cash).
Nel corso degli ultimi 50 anni il termine folk, in musica, è diventato un movimento prima e poi un vero e proprio genere all'interno del quale oggi possiamo riconoscere tantissima musica dove la scelta viene fatta in due direzioni: andare a ripescare una tradizione di strumentazioni e di melodie derivanti dalla tradizione popolare (leggasi nei nostri luoghi la musica occitana), oppure si sceglie di abbandonare del tutto o almeno in parte le strumentazioni ad alimentazione elettrica a favore di un suono più semplice, suonato senza l'ausilio di amplificazioni, e con l'ausilio anche solo di una serie di microfoni per poter restituire all'ascoltatore il suono dello spazio, e non solo quello dello strumento stesso, in cui viene prodotto.
Con questa idea a fine anni '80 ebbe la luce quella che sarebbe diventata una delle più longeve realtà musicali del territorio piemontese e questa l'idea con cui Vinicio Capossela, fresco di un album prettamente folk come Canzoni della Cupa, è sceso proprio nelle cantine del FolkClub per aprire in modo degno la stagione del trentennale di questo storico locale torinese.

<p>Capossela canta Il Treno</p>

Vinicio ha da anni intrapreso un percorso che lo sta portando alla scoperta e alla ri/scoperta di un buon numero delle tradizioni della cultura popolare italiana, in particolar modo della musica popolare del sud e delle isole. Per questo viaggio non ci sono giochi di luci, giocolieri ad ampliare l'impatto teatrale e trasmettere un'atmosfera o effetti scenografici particolari; tutto ridotto all'asso, in tre sul palco, con qualche strumento a corda, chitarre, guitarron messicano, banjo, bouzouki e mandolino, un organetto diatonico e il pianoforte, sempre presente sulla scena del FolkClub, il tutto assolutamente e ostinatamente in acustico, con qualche microfono qui e là.

E il live è folk, proprio come gli strumenti in campo, di quelle serate che non sarà difficile ricordare: Canzoni della Cupa si presta perfettamente per questo tipo di serata, intima, in cui ci si ritrova a tu per tu con la nostra musica popolare, si osserva il ritmo della chitarra che in mano a loro - anche se "il ritmo è sempre uguale in una canzone popolare" - magicamente non annoia, e altrettanto magicamente magnetizza l'attenzione: da Rapatatumpa passando per Pettarossa fino alla conclusione della prima fase del live con una emozionantissima Il Treno, il cui refrain sibilante lo si porta anche fuori in strada, nella pausa.

Uno dei brani con cui Vinicio ha riempito di fascino la notte del Folk Club

Nella parte dedicata agli encore invece si torna alla tradizione di Capossela classica, con un Tanco del Murazzo tutta fatta di ritmo in levare, tasti e incedere incalzante della voce, e una Ultimo Amore da accapponare la pelle. Un live che visto a distanza ravvicinata per spazio e per emozioni, un'atmosfera in cui l'artista è vicino, non un extraterrestre pieno della propria aura, ma una persona alla fine con le altre, che ha il dono - e per Capossela vale doppio - di raccontarti il mondo nella sua bellezza, nella sua semplicità, dura e cruda. Folk

Questo il brano con cui Vinicio ha chiuso il live

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