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22 Ottobre 2025 - 10:21
Ricostruzione ipotetica di un incontro lunare tra Armstrong e Orlando
Come noto, nel Furioso (1516-1532) di Ariosto il paladino Orlando perde il senno per amore e questo, straordinariamente, finisce sulla Luna. Sarà l’astuto Astolfo a recuperarlo, volando fin lassù non — come molti credono erroneamente — in groppa all’Ippogrifo, ma sul carro infuocato del profeta Elia, guidato da san Giovanni. È uno dei passaggi più celebri e immaginifici della nostra letteratura: l’idea che sulla Luna si conservino le cose perdute sulla Terra, tra cui il senno degli uomini, è una delle invenzioni poetiche più potenti del Rinascimento. E per certi versi questa laicizzazione dei regni lunari (Dante vola sulla Luna, transumanando, ma è ancora un luogo sacro, soglia metafisica) contribuisce al sogno della Luna che conduce poi alla rivoluzione scientifica e poi alla reale conquista lunare.
Eppure, c'è un collegamento più preciso, che ha qualcosa di sorprendente. Come noto, la città americana di Orlando, in Florida, è diventata nel secondo Novecento il punto di partenza ideale per la corsa allo spazio: proprio da lì, a poca distanza, nel complesso di Cape Canaveral, si sono preparate e lanciate le missioni che hanno portato davvero l’uomo sulla Luna nel 1969.
Una coincidenza? Non del tutto.
È un elemento pochissimo noto, ma il nome di Orlando città ha una origine letteraria. Nel 1857, il pioniere James Speer propose di chiamare così il piccolo insediamento allora noto come Jernigan; proposta accolta dal consiglio cittadino. Nella prima versione, ciò sarebbe per la “tomba di Orlando Reeves”, un oscuro soldato morto nella zona durante le guerre seminole. Tuttavia, la stessa famiglia Speer in seguito sostenne che James avesse usato quella leggenda solo come pretesto: la sua vera ispirazione, raccontarono, era il personaggio di Orlando dell’opera shakespeariana Come vi piace (As You Like It, 1599), il suo testo prediletto.
Il giovane Orlando de Boys, protagonista dell’opera, è un innamorato appassionato e malinconico, un erede in chiave elisabettiana della tradizione petrarchesca. Non un guerriero, certo, ma un amante travagliato: un tratto che ricorda anche l’eroe boiardesco e ariostesco (la "sorpresa", dall'Innamorato in poi, è proprio far cadere preda d'amore il Guerriero per eccellenza). Un'opera, tra l'altro, molto rilevante, dato che qui Shakespeare fa dire a un suo personaggio "Tutto il mondo è un palcoscenico", battuta che utilizza anche, secondo alcune fonti, come iscrizione del suo teatro, il "Globe".
Shakespeare non conosceva direttamente Ariosto, ma la cultura rinascimentale italiana — circolante a Londra in quegli anni — ha probabilmente lasciato più di un’eco nei suoi personaggi: in "Molto rumore per nulla" e altre opere "cavalleresche" la critica ipotizza un influsso più o meno diretto.
Insomma, Come vi piace non è tra le opere shakespeariane influenzate dagli Hecatommithi di Giraldi Cinzio, pubblicati a Mondovì nel 1565, ma appartiene comunque a quel fertile filone di contaminazioni italo-inglesi che segnarono la nascita del teatro e della letteratura moderna.
E allora l’immagine si chiude in un cerchio curioso, quasi poetico:
dal paladino Orlando che nel Rinascimento perde il senno sulla Luna, al luogo di nome Orlando da cui, quattro secoli più tardi, l’uomo sarebbe partito davvero per raggiungerla. Non sappiamo se Armstrong abbia ritrovato segretamente il senno d'Orlando: nel caso, sarebbe stato un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per la cavalleria.
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