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Il vescovo per la solennità di tutti i Santi: «Restiamo tenacemente fedeli a questa tradizione, non barattiamola»

Al cimitero di Mondovì la messa celebrata da mons. Egidio Miragoli

Messa cimitero

La messa al cimitero di Mondovì di mons. Miragoli

Nel pomeriggio di sabato 1° novembre, solennità di tutti i Santi e vigilia del giorno della Commemorazione di tutti i defunti, presso il Cimitero di Mondovì il vescovo Egidio Miragoli ha celebrato la tradizionale messa per tutti i defunti. Presenti anche alcuni sacerdoti delle parrocchie cittadine.

«I santi non sono una massa indistinta, hanno un volto, hanno un nome, sono segnati uno ad uno sulla fronte. Che cosa significa, questo? Significa che a ogni volto Dio ha legato la sua storia, che Dio conosce e ama i suoi santi uno per uno – ha sottolineato il vescovo nell’omelia –. Che la vicenda di ognuno di loro, e quindi di noi, santi potenziali, o santi effettivi almeno in qualche aspetto della nostra vita, gli è nota e gli è cara. Penso che vivere in questa certezza sia la fonte vera di serenità e di pace; e morire in questa certezza sia il passaggio più dolce che si possa desiderare».

Chi ha uno spessore umano, non banalizza la morte

«Non per caso, San Giovanni nella seconda lettura scrive: “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!”. Nel cuore di Dio, ognuno di noi ha un nome. E per converso, come ha intuito Maurice Zundel, “dentro noi stessi, Dio continua ad aspettarci” – ha proseguito mons. Miragoli – Da non ignorare l’aggiunta, apposta da San Giovanni, un “però”: “Per questo (per il fatto di essere chiamati figli di Dio) il mondo non ci conosce”. È il prezzo da pagare: il mondo che non conosce Dio, non può conoscere i suoi santi. Segue altri idoli, altri miti. Oggi, forse, più che mai, con l’invasione della tecnologia e del virtuale. Ma non solo. La coincidenza cronologica non può non farmi pensare alla festa di Halloween, su cui ha ben scritto Enzo Bianchi: “Purtroppo oggi questa memoria dei santi, come quella dei morti il giorno seguente, è svuotata dalla celebrazione di Hallowen. Un altro triste segnale di come nella nostra società si scivoli dal reale al virtuale. A un mondo invisibile, autentico e reale, il mondo della comunione dei santi, viene sostituito un mondo invisibile ma immaginario, una fiction fabbricata con le nostre mani per autoconsolazione. No, la comunione dei santi è sperimentabile, vivibile: noi non siamo soli qui sulla terra perchè nel Cristo risorto siamo communicantes in unum”: in Cristo risorto siamo tutti in comunione, vivi e defunti.  È questo che oggi ci porta a fare festa, magari anche dopo un lutto che ci fa tornare sulle tombe dei nostri amici e parenti. Ma ahimè, la bellezza e la consolazione di questa verità la possono percepire e gustare solo coloro che sono illuminati dalla fede, o che hanno almeno uno spessore umano che gli impedisca di ridurre la morte a scherzo e banalità.

Tornare alle Beatitudini, tornare umani

«Il Vangelo, infine, con quella meravigliosa pagina delle Beatitudini che rovescia tutti i criteri del mondo e sembra tessere l’elogio dei deboli. Penso ai versetti che dicono: Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Misericordia, purezza di cuore, capacità di operare per la pace (che non è parlare…per la pace). Basterebbe tornare a questo, per vivere la nostra umanità in pienezza, una santità nuova e in forte opposizione con i nostri tempi, così poco misericordiosi, così poco attenti alla purezza del cuore, così incapaci di pace concreta, laddove si invoca la pace spesso con atteggiamenti polemici, senza sapere ascoltare l’altro, pretendendosi nel giusto a prescindere.

Ricordare i defunti, celebrare la vita

«Siamo qui, per la solennità di tutti i santi, e domani ricorrerà la festa dei defunti. Il loro culto è culto in genere caro, facile. È culto famigliare e della memoria personale per i tanti che abbiamo conosciuto e amato, con i quali abbiamo condiviso un tratto di strada. Tutto bellissimo. Ma, restiamo tenacemente fedeli a questa tradizione, non barattiamola con altri surrogati, trasmettiamola ai più piccoli, non temendo di andare contro corrente, e cerchiamo di essere, noi vivi, misericordiosi fra noi e nel ricordo dei nostri defunti, perché solo nella capacità di perdono si può trovare una serenità autentica di rapporto con gli altri e con la vita. Perdoniamo per essere a suo tempo perdonati da Dio. E per trascorrere i nostri giorni da persone risolte, che non si tormentano cercando impossibili rivalse o compensazioni. La vita è una. Custodiamola come un dono prezioso, viviamola nel solco delle Beatitudini, pronti a rimetterla nelle mani di Dio. Allora anche per noi risuoneranno le sue parole di benvenuto: “Venite, benedetti, ricevete il regno preparato per voi”».

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