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09 Dicembre 2025 - 18:13
Nata quasi 60 anni la FISC – Federazione Italiana Settimanali Cattolici, è presente su quasi tutto il territorio nazionale e riunisce 190 settimanali diocesani, pubblicati in circa 160 diocesi. Negli ultimi decenni la trasformazione del panorama mediatico ha messo in discussione l’esistenza stessa dell’informazione locale, rivelando però l’importanza vitale di una stampa vicina ai cittadini e alle comunità. Ma cosa vuol dire oggi impegnarsi in questo mondo e perché è importante difenderlo e valorizzarlo? Insieme alla FISC proviamo a spiegarlo e a raccontarlo.
di CHIARA GENISIO
direttrice Agenzia Giornali Diocesani di Torino e vicepresidente vicario Fisc
Nell’era dell’informazione immediata, le notizie false corrono più veloci di quelle vere. La disinformazione digitale è una minaccia alla fiducia dei cittadini e alla qualità del dibattito pubblico. Viviamo in un tempo in cui chiunque può pubblicare, commentare e condividere. Ma la democratizzazione dell’informazione ha portato con sé anche un effetto collaterale: la diffusione massiccia delle fake news, notizie false o manipolate che si propagano online con una rapidità impressionante.
Secondo una ricerca di Ipsos per l’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura – sito ufficiale), l’85% delle persone nel mondo si dice preoccupato per l’influenza della disinformazione sugli altri cittadini, mentre l’87% la considera una minaccia per la vita politica del proprio Paese.
Anche l’Italia non è immune. Secondo studi recenti, otto italiani su dieci faticano a riconoscere una notizia falsa. Il 66% dichiara di incontrare regolarmente fake news online, ma solo poco più della metà — il 54% — si ritiene capace di distinguerle da notizie vere. È un dato che conferma quanto sia ancora fragile la cultura della verifica nel nostro Paese, dove la velocità della condivisione spesso supera la capacità di analisi critica.
Uno studio europeo sulla disinformazione in Italia ha inoltre evidenziato come molte narrazioni false nascano da fatti reali, poi travisati o reinterpretati per generare consenso, alimentare polemiche o manipolare l’opinione pubblica. Il dilagare della disinformazione mette a rischio un elemento fondamentale per ogni società democratica: la fiducia.
Quando i cittadini non riescono più a distinguere tra vero e falso, tra informazione e manipolazione, si indebolisce anche la partecipazione civile e la credibilità delle istituzioni.
La loro forza sta nella credibilità costruita nel tempo e nella relazione diretta con le comunità: un legame che consente di distinguere la realtà dall’apparenza e di restituire un racconto autentico del Paese. Mentre la rete amplifica l’eco delle notizie false, i giornali diocesani continuano a rappresentare un presidio di verità e di fiducia, strumenti di educazione civica e alfabetizzazione informativa.
In questo scenario, i giornali diocesani e la stampa locale rappresentano uno dei più efficaci antidoti alle fake news. Radicati nei territori, vicini alle persone e ai contesti reali, offrono un’informazione verificata, responsabile e trasparente, capace di dare voce a chi non ce l’ha e di raccontare i fatti con equilibrio.
Che i giornali restino su carta o diventino solo digitali, ciò che davvero conta è che dietro ci sia una redazione vera, fatta di persone, di giornalisti, di professionisti che verificano, selezionano e danno senso alle notizie. Un giornale, in qualunque formato, deve restare uno spazio libero dalla manipolazione, dove l’informazione non venga piegata da interessi o algoritmi.
Perché il rischio oggi è che sia un algoritmo a decidere cosa dobbiamo leggere, privilegiando ciò che genera più clic, non ciò che serve a comprendere la realtà. Solo una redazione indipendente, radicata nel territorio e guidata da criteri etici, può garantire un’informazione affidabile e umana, capace di costruire consapevolezza e non solo consumo.
Contrastare le fake news non significa solo «smentire bufale»: significa educare all’informazione, formare cittadini capaci di verificare le fonti, riconoscere i linguaggi manipolativi e comprendere come funzionano i meccanismi di diffusione online. Scuole, università, giornali e comunità locali hanno un ruolo decisivo in questa sfida culturale.
Le testate diocesane, da sempre legate ai territori, possono contribuire promuovendo un giornalismo di prossimità: attento, verificato, pacato nei toni, lontano dalla logica del clic e vicino alle persone.
In un’epoca dominata dagli algoritmi, la verità resta un lavoro artigianale: fatto di tempo, pazienza e rispetto per il lettore. Ed è proprio qui che il giornalismo locale, diocesano, continua ad avere la sua missione più grande.
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