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18 Novembre 2025 - 18:10
Negli ultimi decenni la trasformazione del panorama mediatico ha messo in discussione l’esistenza stessa dell’informazione locale, rivelando però l’importanza vitale di una stampa vicina ai cittadini
Nata quasi 60 anni la FISC – Federazione Italiana Settimanali Cattolici, è presente su quasi tutto il territorio nazionale e riunisce 190 settimanali diocesani, pubblicati in circa 160 diocesi. Un legame di incontro e collaborazione per far crescere insieme i settimanali diocesani e per valorizzare il ruolo dell’informazione dei giornali locali, autentici strumenti di democrazia, di alto valore informativo nel tessuto locale. Soprattutto oggi. Negli ultimi decenni la trasformazione del panorama mediatico ha messo in discussione l’esistenza stessa dell’informazione locale, rivelando però l’importanza vitale di una stampa vicina ai cittadini e alle comunità. Ma cosa vuol dire oggi impegnarsi in questo mondo e perché è importante difenderlo e valorizzarlo? Insieme alla FISC proviamo a spiegarlo e a raccontarlo.
di LORENZO RINALDI
direttore de “Il Cittadino” di Lodi e consigliere nazionale
Tra gli anni novanta e gli anni duemila l’esplosione della bolla digitale negli Stati Uniti ha modificato in maniera radicale il mercato pubblicitario. I grandi colossi del Web, collocati nelle zone economicamente più sviluppate del Paese, hanno iniziato a drenare risorse economiche sempre più importanti ai mass media tradizionali. A farne le spese, in prima battuta, sono stati i giornali, le radio e le televisioni locali, molto diffusi negli Stati Uniti e che rappresentano la colonna vertebrale dell’informazione nelle zone più periferiche, quelle dell’America profonda, lontane dalla costa Pacifica e Atlantica dove si collocano invece i centri industriali maggiormente fiorenti e che dunque attirano l’attenzione della grande informazione.
Il risultato di questa progressiva riduzione di entrate pubblicitarie è stata la chiusura di testate locali, anche storiche, che non sono più riuscite a reggere l’urto.
Le comunità si sono così trovate senza uno strumento di informazione e i territori hanno perso identità e punti di riferimento. Certo esistevano – e anzi fiorivano – i social network, che tuttavia si trasformavano in strumenti di parte, più utili a diffondere la propaganda che l’informazione verificata e poco interessati alla tenuta del tessuto sociale delle comunità.
In pochi anni, gli esiti di questa desertificazione informativa sono stati drammatici. I grandi gruppi editoriali, quelli radicati negli Stati costieri maggiormente abitati, avevano poco interesse a occuparsi delle piccole storie degli Stati interni.
Con il venir meno dell’informazione locale si è registrato uno sfilacciamento del tessuto sociale delle comunità, abbinato a un minor interesse per la vita pubblica che si è tradotto in un calo nell’affluenza alle urne e in una riduzione della platea di cittadini disponibili a ricoprire cariche pubbliche a livello locale, quelle in cui sovente l’impegno civico si affianca al volontariato.
Senza informazione molte comunità “periferiche” si sono spente. Un campanello d’allarme preoccupante, che ha fatto comprendere come giornali, radio e Tv locali rappresentassero un collante fondamentale e una risorsa insostituibile per la circolazione delle notizie e delle idee, anche differenti.
Ne è scaturita una piccola rinascita del giornalismo di prossimità, quello capace di ascoltare le comunità, finanche le più piccole. Sottoforma di cooperative o sostenuti da imprenditori locali sono rinati giornali, radio e Tv: certo il cammino è difficile e i colossi digitali non hanno smesso di drenare risorse pubblicitarie ai “piccoli”, tuttavia questa minuscola inversione di tendenza è significativa, perché ci racconta quanto sia importante che i territori abbiano la loro voce.
È quello che fanno ogni giorno i giornali della Fisc, ascoltando, raccontando, informando centri grandi e piccoli della nostra Italia, arrivando in tutte le periferie, “territori di frontiera” (anche se spesso sono nelle zone interne) nei quali i grandi mezzi di informazione non hanno interesse economico ad arrivare.
Il lavoro dei nostri giornali è un servizio al Paese, alla democrazia, un lavoro quotidiano di cui spesso non si apprezza nella sua complessità l’importanza.
Il valore dei giornali locali della Fisc è, primariamente, quello di essere un collante delle comunità. E di parlare con rispetto, senza urlare, senza esasperare i toni, consapevoli che sui territori una parola detta male, una frase carica di violenza può produrre conseguenze difficilmente rimediabili.
È l’attenzione che poniamo ogni giorno nel nostro lavoro, fedeli a quanto indicato da Papa Leone XIV nel suo primo incontro con il mondo della stampa dopo l’elezione al soglio pontificio:
«Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio. Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce».
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