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«Quelli che devono vergognarsi non siamo noi». Renzi attacca dopo l'assoluzione della mamma

Il processo nasce dal crac di un'azienda di Sant'Albano Stura, i giudici hanno confermato il verdetto del Tribunale di Cuneo. Ecco di cosa si tratta.

«Quelli che devono vergognarsi non siamo noi». Renzi attacca dopo l'assoluzione della mamma

Foto di Francesco Pierantoni , CC BY 2.0, wikimedia.org

Il commento non si è fatto attendere, appena poche ore dopo la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d’Appello di Torino nei confronti di Laura Bovoli, mamma di Matteo Renzi, lo scorso venerdì. I giudici torinesi hanno confermato il verdetto del Tribunale di Cuneo che aveva già assolto in primo grado Bovoli dal reato di concorso in bancarotta fraudolenta legata alla crack della Direkta di Sant'Albano Stura.

«Mia mamma di nuovo assolta», ha scritto l'ex premier e ora leader di Italia Viva. «Ennesimo processo, ennesima assoluzione. Oggi tacciono i giustizialisti che ci hanno riempito di fango per anni e vincono i garantisti che sanno aspettare le sentenze. Mi domando se tutto questo dolore, innanzitutto dei miei, fosse davvero necessario. Mi domando se non ci sia in qualche redazione o nella sede di qualche partito, qualche persona intellettualmente onesta che abbia voglia non dico di scusarsi ma quantomeno di farsi qualche domanda. Mi domando come sarebbe stata anche la nostra vicenda politica senza la campagna mediatica sui tanti processi subiti».

«Ma poi alla fine – prosegue Renzi – mi rispondo che, certo, i miei genitori non meritavano tutto questo. E tuttavia non possiamo che ringraziare: siamo comunque forti e fortunati. Grazie a chi non ha mai dubitato di noi, grazie a chi non è sparito, grazie a chi non si è vergognato. Perché come si vede da questa ennesima assoluzione quelli che devono vergognarsi non siamo noi».

La vicenda

Ma, nei fatti, il processo cosa ha riguardato? L'intera istruttoria a Cuneo, dal settembre 2019 al luglio 2021, data della sentenza di primo grado, è stata complessa. Non è facile condensare decine di ore di testimonianze in poche righe. Proviamo a farlo. Lo scenario in questione riguarda una rete di appalti finalizzati alla distribuzione di brochure pubblicitarie per i supermercati. Avviata dai committenti della grande distribuzione, transitava attraverso l'azienda Eventi 6 della famiglia Renzi, per poi passare alla Direkta, operante nelle aree di Cuneo e Alessandria, e concludersi con le cooperative incaricate della consegna porta a porta dei volantini. La Direkta, amministrata da Mirko Provenzano e con sede a Sant’Albano Stura, si è rivelata l'anello debole dell'intera catena. Questa vulnerabilità è emersa a causa dell'accumulo di crediti inesigibili, che ha portato a ritardi o mancanze nei pagamenti dovuti alle cooperative coinvolte nel servizio di distribuzione.

Con le cooperative del gruppo GSI, in particolare, l’ammontare dei debiti è tale da indurre Provenzano (Direkta), nella primavera del 2013, a rivolgersi ai committenti perché emettano note di credito predatate di qualche giorno, dove si imponga alle cooperative di pagare penali per vari disservizi nelle consegne. Tra i committenti principali c'è appunto la Eventi 6 di Rignano sull’Arno, amministrata all’epoca da Laura Bovoli. La tesi della Procura era che questo “aiutino” alla Direkta da parte dell'azienda committente avesse falsato i conti della società cuneese, alterandone i bilanci fino al crac. La tesi delle difese è invece che le note di credito non avessero nessun valore contabile e che in ogni caso i disservizi nelle consegne fossero stati documentati. I giudici hanno aderito a questa seconda prospettazione e quindi assolto la Bovoli.

Secondo il curatore fallimentare della Direkta, Alberto Peluttiero, ad affossare i bilanci era stato in particolare l’affitto d’azienda del mensile fiorentino "Il Reporter". Per Bruno Pagamici, commercialista di Provenzano e coimputato di Bovoli, il finanziamento da 250mila euro accordato a Il Reporter e a Chianti News, nel settembre 2012, era «un favore che non si poteva rifiutare». Poi c’è il mistero dei volantini. Di certo c’è che la Direkta ne mandava al macero un quantitativo enorme: qualcosa come 2700 tonnellate di carta nel solo 2011 e altre 2242 tonnellate l'anno dopo. «Non so perché continuassero a stampare più volantini di quanto fosse necessario», ha ammesso Provenzano, quantificando in una percentuale attorno al 70% il materiale finito nella carta straccia prima ancora che in una buca delle lettere.

La difesa, rappresentate dall'avvocato Stefano Bagnera, ha sempre contestato comunque che le note di credito emesse da Eventi 6 avessero in effetti ritardato la bancarotta Direkta. Le note, in ogni caso, si riferivano a disservizi che i committenti ritenevano realmente esistenti: a riprova delle inadempienze si è citata fra l’altro la perdita di un grosso cliente come Carrefour.

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