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06 Novembre 2025 - 13:08
Il colonello Piras, il procuratore capo Dodero e il capitano Gramaglia
L’immagine più vivida sull’indagine nella coop "degli orrori” è quella che consegna una marescialla che ha partecipato all’esecuzione degli arresti e delle perquisizioni a carico del Centro diurno “Tetto Nuovo”, gestito dalla Cooperativa sociale “Per Mano” a Borgo Gesso.
«C’erano anche ospiti che avevano accesso giornaliero al centro e alla sera tornavano a casa loro – racconta –, uno di questi è arrivato nel mezzo del trambusto ed è stato subito preso in carico dal personale dell’Asl. Il papà, vedendo tutte queste facce nuove, ha chiesto cosa stesse succedendo: in quel momento gli è stato semplicemente detto che suo figlio, da quel giorno, sarebbe stato aiutato da persone che lo avrebbero trattato come meritava di essere trattato. Lui è scoppiato a piangere.»
Nel fascicolo della Procura di Cuneo, insieme al dolore di 18 famiglie di disabili gravi, perlopiù autistici, sono entrate diciassette misure cautelari: due arresti in carcere per la direttrice della struttura, Emanuela Bernardis, e la coordinatrice, Marilena Cescon. Poi quattro arresti domiciliari e undici divieti di avvicinamento, alcuni con braccialetto elettronico. In totale gli indagati sono 21. Bernardis e Cescon sono già state inquisite e rinviate a giudizio insieme ad altre dieci persone tra operatori socio-sanitari, infermieri, educatori e psicologi, all’esito di un’analoga inchiesta relativa al periodo compreso tra il 2014 e il 2019.
Questa volta le accuse sono più gravi: oltre ai maltrattamenti si contestano la violenza privata e il sequestro di persona. Questa volta, soprattutto, ci sono i video, che la volta scorsa non erano stati trovati perché le telecamere nella struttura non funzionavano. «Abbiamo potuto vedere registrazioni aberranti» conferma il colonnello Marco Piras, comandante provinciale dei carabinieri, che sono intervenuti con una settantina di elementi, compresi il nucleo Nil dell’Ispettorato del Lavoro e i Nas di Alessandria. La Procura ha scelto di non condividere i filmati, nemmeno con i volti coperti.
«Gli ospiti erano in condizioni psicofisiche di assoluto disagio» dice il procuratore capo Onelio Dodero. Si parla di «un turnover eccessivo di personale assolutamente non qualificato e non idoneo», soggetti non abilitati che in alcuni casi somministravano farmaci ai ragazzi – tutti giovani, alcuni minorenni – purché stessero «tranquilli». Nelle stanze, materassi bagnati di urina che non venivano cambiati; negli ambienti comuni, l’incapacità di fornire «un adeguato servizio mensa». «Si evidenzia anche un problema fortemente economico della struttura, malgrado i compensi ricevuti dagli enti pubblici» aggiunge il procuratore.
Un’ipotesi al vaglio degli inquirenti, non inclusa tra quelle su cui il gip si è già espresso, riguarda infatti la frode nelle pubbliche forniture: l’Asl Cn1 ha pagato 1,4 milioni di euro solo nel periodo compreso tra il 2024 (l’indagine è partita a dicembre) e il giugno scorso. «Abbiamo aggiunto di conseguenza la responsabilità amministrativa della cooperativa» spiega Dodero: la cooperativa è stata commissariata, con il sequestro preventivo anche della casa famiglia “Con Noi” e del nucleo residenziale “Stella Alpina”, tutti facenti capo alla “Per Mano”.
«Devo ringraziare per questo la professionalità dell’Arma dei Carabinieri, che ha dato grande aiuto non solo nell’esecuzione delle misure cautelari: bisognava approcciare con la dovuta sensibilità» aggiunge ancora il procuratore. Un sentito grazie dal magistrato è rivolto anche all’Asl di Cuneo «nella persona del direttore generale dottor Giuseppe Guerra, che si è messo immediatamente a disposizione insieme al dottor Risso».
Il giorno dell’operazione, scattata il 24 ottobre, «si è fatto in modo che non solo ci fosse la polizia giudiziaria ma un vero e proprio “cordone sanitario” composto da personale altamente qualificato e adatto a gestire le problematiche degli ospiti». Uno dei medici si è anche fermato a dormire in struttura con loro.
Restano altri interrogativi, legati anzitutto agli aspetti economici della vicenda, ma anche alle tempistiche: la precedente indagine, gestita dal sostituto procuratore Chiara Canepa, poi trasferita a Torino, partiva addirittura da fatti del 2014. Si parlava già allora di clima di sopraffazione e degrado, nel quale si ripetevano violenze, umiliazioni verbali e punizioni arbitrarie. Eppure non era stata richiesta nessuna misura cautelare e la cooperativa aveva continuato a operare come se nulla fosse, fino all’altro giorno, mantenendo al loro posto solo la presidente e la coordinatrice. Perché? «Non c’erano state richieste di misura precedenti perché la Procura di Cuneo è stata prudente: interveniamo quando è necessario» risponde Dodero.
Una replica che forse non basterà alle famiglie delle persone offese costituite nel processo in corso, la cui udienza filtro è fissata al 16 dicembre. Le parti civili sono venticinque: ci sono anche alcuni consorzi ed enti pubblici, ma non l’Asl Cn1. La volta scorsa era stato uno dei dipendenti a far arrivare la segnalazione in Procura; questa volta, invece, l’indagine è nata dalla denuncia di un familiare. «C’erano dipendenti che non si sono adeguati all’andazzo e hanno preferito andarsene» fa sapere il tenente Claudio Gramaglia, comandante della compagnia carabinieri di Cuneo. Altri sono rimasti ma sono estranei alle indagini; alcuni hanno anche collaborato con gli inquirenti per individuare i presunti illeciti.
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«Le prime segnalazioni non avevano molto a che fare con episodi di maltrattamenti; solo successivamente si sono aggiunte le altre» precisa il procuratore. Le denunce sono arrivate anche da enti pubblici convenzionati. «È molto difficile – osserva – avere a che fare tutti i giorni con persone che hanno determinati problemi e spesso anche le famiglie non riescono ad assistere in autonomia i loro prossimi congiunti. Non era possibile dire ai familiari “riprendere per un po’ i cari”: questi sono casi di particolare rilievo.»
«Confido – conclude – che questa vicenda aiuti sia le famiglie, perché si affidino alle autorità laddove serve, sia gli altri organismi pubblici perché prendano coscienza di questi problemi e facciano le adeguate verifiche.»
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