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15 Luglio 2025 - 15:20
Enrico Nada, presidente di Coldiretti Cuneo
Consulta vitivinicola: «Con il dazio al 30% le tariffe aggiuntive per i vini arriverebbero al 35%: un colpo durissimo»
I dazi del 30% annunciati dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sui prodotti provenienti dall'Europa, rischiano di gravare sulle famiglie americane, nonché sul settore agroalimentare italiano, per una somma superiore a 2,3 miliardi di euro. Tale proiezione è stata effettuata da Coldiretti, basandosi sull'impatto negativo già osservato sulle filiere nazionali in occasione delle precedenti tariffe aggiuntive introdotte dal tycoon durante il suo primo mandato presidenziale, le quali avevano provocato una riduzione delle vendite con percentuali a due cifre per i prodotti colpiti.
Ci va giù durissimo il presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada: «Purtroppo non possiamo che constatare, laddove dovessero essere confermati i dazi il 1° agosto, il totale fallimento della politica esercitata dalla Von Der Leyen a danno dei settori produttivi. La presidente deve spendersi per una soluzione vera, come non ha ancora fatto. In un momento delicatissimo per gli equilibri geopolitici ed economici globali, colpisce la totale assenza di coraggio e di visione strategica da parte dell’Europa». «Mentre il mondo si riarma, le filiere si ricompongono e le grandi potenze investono nel rafforzamento della propria sovranità alimentare ed energetica, Bruxelles pensa a tagliare risorse proprio ai settori produttivi più strategici come l’agricoltura» evidenzia Francesco Goffredo, direttore di Coldiretti Cuneo.
Il tema dei dazi, insieme ad altre questioni, è stato affrontato nella riunione della Consulta vitivinicola regionale di Coldiretti. «Con il dazio al 30% le tariffe aggiuntive per i vini arriverebbero al 35%: un colpo durissimo – sostiene il presidente Nada – alla nostra economia reale, alle imprese agricole che lavorano ogni giorno per portare qualità e identità nel mondo, ma anche ai consumatori americani, che verrebbero privati di prodotti autentici o costretti a pagarli molto di più, oltre ad alimentare il fenomeno dell’Italian sounding».
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