Cerca

ultima ora

ultime notizie

OGGI

Piemonte, cosa cambia con la riforma della medicina territoriale?

Cirio Sanità
«Se in Piemonte ospedalizziamo il doppio rispetto alle altre regioni è perché manca il filtro territoriale che permette le cure a casa. Per questo, oggi che la morsa della seconda fase dell’emergenza ci permette di allentare leggermente la presa, dobbiamo alzare la testa e proseguire nella riforma di questo sistema». Lo ha spiegato Alberto Cirio nell'annunciare la nuova riforma regionale di riorganizzazione della medicinale territoriale. «Dalla crisi che stiamo vivendo nasce la possibilità concreta di cambiare il volto della sanità piemontese, restituendo ad ogni cittadino il diritto alle migliori cure in ogni momento della sua vita» CLICCA QUI PER APPROFONDIRE Medicina Territoriale 7 (slides) Gli obiettivi vanno in due grandi direzioni: garantire l’effettiva realizzazione della continuità delle cure, la presa in carico della cronicità ed una migliore accessibilità alle prestazioni, anche nei territori montani o con caratteristiche di zona disagiata. La Regione sul progetto, a partire dal 2021, mette a bilancio 10 milioni di euro all’anno, oltre i 17,3 milioni di euro già destinati dallo stesso Piemonte alle attrezzature sanitarie di diagnostica di primo livello a favore dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta e all’investimento regionale di 7 milioni di euro stanziati il 20 novembre scorso per la telemedicina. Cosa cambia? La legge riconosce all’Assistenza Primaria il ruolo cardine dell’assistenza territoriale, potenziando le attuali forme associative di “medicina di gruppo” e “medicina di “rete” della Medicina Generale. I medici che sceglieranno di lavorare in una di queste due modalità associative potranno essere supportati da personale di studio. In particolare, il 60 per cento dei medici potrà disporre di personale di segreteria (oggi sono il 43%) e il 40 per cento di personale infermieristico (oggi sono il 19%). La medicina di gruppo con personale di studio e infermiere La modalità di lavoro in gruppo consente le maggiori sinergie ed economicità di scala (per esempio, permette di sommare i singoli rimborsi per personale di studio e infermiere e di suddividere le varie spese) e nel contempo la maggior soddisfazione per i cittadini, che trovano così un’offerta di prestazioni allargata, comprese le proposte di medicina proattiva, e un medico disponibile per più ore mattino e pomeriggio. Con la medicina di rete si continua a visitare nel proprio ambulatorio Nei territori molto ampi, con popolazione scarsa e ambulatori medici più dispersi, invece, la scelta migliore potrà essere la medicina in rete, che non prevede l’obbligo di una sede unica, consentendo ai medici in rete di mantenere i loro ambulatori, per non compromettere la capillarità dell’assistenza e favorire l’accessibilità agli assistiti. Può essere prevista una sede di riferimento (preferibilmente messa a disposizione dall’Azienda sanitaria locale) nella quale svolgere interventi programmati (per esempio, medicina di iniziativa per i medici, oppure vaccinazioni per i pediatri) o all’interno della quale prevedere una presenza a rotazione, se necessario al raggiungimento della copertura oraria eventualmente prevista. Infermiere di comunità A supporto delle forme organizzative complesse della medicina generale, viene istituita la figura dell’infermiere di comunità per un favorevole sviluppo dell’assistenza proattiva mediante la costituzione di team di presa in carico. Fazio: «Tre gambe» «Il Piemonte - sottolinea Ferruccio Fazio, sindaco di Garessio e coordinatore del Gruppo di lavoro sulla Medicina territoriale - paga una assistenza territoriale debole che non permette al malato di essere preso in carico con cure domiciliari e causa numerosi ricoveri impropri in ospedale. La riforma della medicina di territorio ha l’obiettivo di ricostruire in Piemonte ciò che è stato smantellato con decenni di tagli lineari che hanno depauperato la sanità locale. Tre le gambe su cui si focalizzerà la nuova legge: il potenziamento delle fondamenta di questa grande casa con la messa a sistema del lavoro di network di medici e pediatri, il governo di un nuovo Dipartimento delle cure primarie e, infine, un monitoraggio attento dell’efficacia delle azioni messe in campo, con indicatori in grado ad esempio di quantificare la reale capacità degli interventi di ridurre il tasso di ospedalizzazione. Sono certo che questo modello di lavoro riuscirà anche ad attrarre molti giovani medici e valorizzerà l’impegno di chi fino ad oggi ha faticato, perché non era messo nelle condizioni di lavorare bene». Icardi: «Medicina di gruppo garantisce appropriatezza» «E’ il primo rivoluzionario passo di un ampio progetto di ricostruzione della medicina territoriale regionale – osserva l’assessore Icardi -, che riporta la Medicina Generale al centro della programmazione sanitaria sul territorio. La “medicina di gruppo”, caratterizzata da una sede unica, garantisce un maggior livello e una maggiore appropriatezza delle prestazioni erogate rispetto all’attività non in associazione, in particolare per il trattamento della cronicità e dei casi acuti di primo livello, nonché la continuità dell'assistenza e delle cure anche attraverso modalità di integrazione professionale tra medici. La nuova legge rilancia e potenzia i provvedimenti già attivati in questi mesi con le medesime finalità, dalla telemedicina alla Farmacia dei servizi, dall’accordo quadro sulle cure domiciliari, al nuovo portale salutepiemonte.it sui servizi sanitari digitali della Regione Piemonte».  
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

x