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Rapporto Caritas «Uno su dieci in condizioni di povertà assoluta»

I numeri: 5,7 milioni di persone e 2,2 milioni di famiglie

Rapporto Caritas «Uno su dieci in condizioni di povertà assoluta»

Secondo gli ultimi dati Istat, esposti da Caritas, in Italia la povertà assoluta affligge il 9,8% della popolazione: una persona su 10 in condizioni di povertà assoluta. I numeri: 5,7 milioni di persone e 2,2 milioni di famiglie.

In occasione della IX Giornata Mondiale dei Poveri, Caritas Italiana ha pubblicato la 29^ edizione del Rapporto “su povertà ed esclusione sociale in Italia”, scegliendo di portare al centro del dibattito i “Fuori Campo”, fenomeni spesso ai margini dello sguardo. Ancora un’indagine sociologica e uno stimolo alla presa in carico del bisogno, condotta con apporti scientifici, che fanno di Caritas un’autorevole fonte di analisi, sempre più citata da opinionisti e politici.

I dati ISTAT: il focus sulle disuguaglianze

Secondo gli ultimi dati Istat, esposti da Caritas, in Italia la povertà assoluta affligge il 9,8% della popolazione: 5,7 milioni di persone e 2,2 milioni di famiglie. Oltre alla povertà economica il Rapporto mette a fuoco la crescita delle disuguaglianze: il 10% delle famiglie detiene circa il 60% della ricchezza complessiva; di contro 25 milioni di Italiani hanno un patrimonio medio di soli € 7.000, e 10 milioni di essi risparmi liquidi inferiori a € 2.000, insufficienti per reggere uno shock come la perdita del lavoro o una malattia. Ma la Povertà, osserva il Rapporto, non è solo mancanza di soldi, ma limitazione di orizzonte sociale, di opportunità, di libertà. 

L’azione della Caritas: non c’è Carità senza Giustizia

Nel 2024 i Centri di Ascolto Caritas hanno sostenuto 277.775 famiglie, il 12% delle famiglie in povertà assoluta, segnando un più 3% sul “23 e il più 62,6% rispetto a 10 anni fa. 
Il Rapporto denuncia che gli interventi puramente assistenziali non bastano più, serve un cambio di paradigma verso politiche integrate e percorsi “capacitanti”, che restituiscano alle persone autonomia, dignità e possibilità di futuro. 

Le povertà “fuori campo”

Tra i “Fuori campo” evidenziati, il Rapporto dedica attenzione particolare  alla povertà multidimensionale, che si manifesta nella precarietà lavorativa, nella mancanza di casa, in disturbi psicologici, che intrecciano e aggravano il disagio: metà delle famiglie seguite presenta almeno due ambiti di disagio; un terzo ne soffre tre o più. La povertà si manifesta sempre più come nodo multidimensionale di fragilità intrecciate, non riducibile alla sola mancanza di reddito;

  •   alla povertà delle donne vittime di violenza, perché il 76% delle oltre 60mila, che nel “23 si sono rivolte ai Centri antiviolenza, non aveva autonomia economica, condizione, che limita le denunce;
  •  alla deriva nazionale dell’azzardo industriale di massa: nel “24 in Italia sono stati spesi € 157 miliardi, con perdite per 20 miliardi e oltre; 835 milioni sono le ore di vita, che divora: tempo e denaro, che zavorrano soprattutto le famiglie più fragili, che a causa dell’azzardo precipitano nel bisogno;
  •  alla povertà energetica che rappresenta una delle frontiere più nuove e preoccupanti di ingiustizia sociale, poiché colpisce 2,36 milioni di famiglie, che spendono quasi il 9% del loro budget per luce e gas; e la crisi climatica aumenta le disuguaglianze. 

L’invito di Caritas ai Cristiani: costruiamo la “democrazia della prossimità”

«Il “fuori campo” è ciò che non si vede, ma che pure dà senso a tutto il resto»,  commenta Don Marco Pagniello Direttore di Caritas Italiana, «È la parte invisibile, laterale, quella che sfugge allo sguardo immediato, ma che sostiene la scena e che, se non ci fosse, anche ciò che generalmente osserviamo perderebbe il suo senso più profondo». 

In questo scenario, Caritas Italiana rilancia la sua vocazione pedagogica, «Essere Caritas significa aiutare le comunità a “guardare oltre”, a non fermarsi alla superficie dei numeri ma a leggere, dietro ogni dato, una storia concreta. È un invito a costruire una democrazia della prossimità e una pace che nasce dal basso, ripartendo dagli ultimi. La fedeltà allo sguardo della prossimità è già una forma di speranza: è nel fuori campo delle nostre città che si intravedono i germi di un mondo nuovo».

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