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Gli ultras italiani di spalle all’inno israeliano, in Ungheria striscione anche dal cuneese

Partita rocambolesca, ma prima ancora del fischio d’inizio è stato l’atteggiamento dei tifosi a fare discutere

Gli ultras italiani di spalle all’inno israeliano, in Ungheria striscione anche dal cuneese

Durante l’inno israeliano i tifosi italiani di spalle e la bandiera targata Fossano

Su Israele-Italia, qualificazioni al Mondiale 2026, ci sarebbe tanto da dire per il rocambolesco 4-5 maturato sul campo e sulla prestazione della Nazionale italiana. Ma prima ancora del fischio d’inizio è stato l’atteggiamento dei tifosi italiani a fare discutere.

Durante l’inno israeliano i tifosi italiani appartenenti al gruppo degli Ultras Italia giunto a Debrecen in Ungheria (dove Israele gioca al momento le partite casalinghe) si sono girati di spalle. Era già successo un anno fa nello stesso incrocio, questa volta in Nations League, alla Ferenc Puskas Arena di Budapest. Gli ultras dell'Italia, molti dei quali vestiti con una maglietta nera e un tricolore sulla parte sinistra del petto, anche stavolta si sono voltati al momento dell'inno nazionale di Israele, è volato anche qualche fischio, poi sono spuntati alcuni cartelli di protesta. Nel gruppo, tra i nomi di città scritti su bandiere tricolori era presente anche Fossano.

Clima surreale in uno stadio da oltre 20mila spettatori quasi del tutto vuoto con appena 2.300 tifosi. Israele giocava con il lutto al braccio per l'attentato terroristico di Gerusalemme che ha fatto sei vittime. Il governo israeliano aveva portato in Ungheria anche una trentina di ragazzi superstiti della strage di Majdal Shams (una bomba cadde su un campo di calcio uccidendo 12 ragazzi) attribuita a Hezbollah.

«La situazione è nota a tutti. Fa male vedere quello che sta succedendo, persone e bambini che perdono la vita, più di questo non voglio dire. Siamo qui per fare la partita e rispettare il nostro lavoro. C’è tanto rispetto e c’è tanto dolore», erano state le parole del commissario tecnico Rino Gattuso nella conferenza di vigilia a chi gli chiedeva un commento sulla richiesta agli azzurri di non scendere in campo a Udine nella sfida di ritorno con Israele a ottobre.

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