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Allo show delle “bocce quadre”... si ride al cubo

Show di Dario Vergassola con Eva Henger, la Signora Coriandoli, Paolo De Chiesa, Silver, Marco Aime

Bocce quadre Parallelebipedi

Show di Dario Vergassola con Eva Henger, la Signora Coriandoli, Paolo De Chiesa, Silver, Marco Aime

Show di Dario Vergassola con Eva Henger, la Signora Coriandoli, Paolo De Chiesa, Silver, Marco Aime

Se siete in cerca di una metafora interessante da sfoggiare con gli amici, potete tirare fuori questa: la comicità, per essere bella, deve essere... come una boccia quadrata. Spigolosa, imprevedibile, legnosa quando serve, ma anche innocua quando il gioco finisce. E così è stato davvero al talk show “ParalleleBipedi a confronto”. Andato in scena venerdì agosto nella piazza dell’outlet Mondovicino.

Se non state capendo di cosa stiamo parlando, forse è perché non avete mai avuto a che fare con l’Associazione Bocce Quadre di Mondovì che, partendo da un gioco che più assurdo non si può (giocare a bocce… usando cubi di legno al posto delle bronzee sfere). E dal momento che, leggi fisiche alla mano, il cubo non è esattamente una forma adatta a rotolare - perché, per l’appunto, non rotola: rimbalza e va dove accidenti vuole lui - la “boccia quadra” è diventato sinonimo di imprevedibilità, di sregolatezza, di non-senso della vita.

Il talk show nasce con l’idea di radunare su un palco personaggi di provenienza totalmente diversa. Quest’anno c’erano: l’ex azzurro di sci Paolo De Chiesa, icona della “Valanga Azzurra” e oggi volto noto del giornalismo sportivo su RAI, la showgirl e attrice di film “per adulti” Eva Henger, l’antropologo Marco Aime, professore all’Università di Genova, il fumettista Guido Silvestri - in arte “Silver” -  il creatore/disegnatore/autore di “Lupo Alberto”, e il simpatico ritorno del comico Maurizio Ferrini nei panni della Signora Coriandoli.

A condurre, un mattatore d’eccezione: Dario Vergassola, uno che la comicità spigolosa la sa maneggiare come solo i migliori giocatori di bocce (quadre o sferiche, non cambia) negli sferisteri. E a intervallare gli sketch, la musica di Filippo Bessone. Vergassola:  «A Mondovì avete inventato un gioco sull’entropia: cosa c’è di più illogico che lanciare una boccia quadrata». Il mestiere c'è, e si vede. Vergassola scherza con tutto e con tutti, portando il tono della comicità al livello che vuole: bassa, quando vuole suscitare la risata facile, ma poi se ne esce con la stoccata politica, con quella letteraria, con la citazione colta.

Certo, con un palco di ospiti come questo, si spazia ovunque.  Il tandem Vergassola-Signora Coriandoli è un ciclone: «Signora, è vero che lei ha partecipato al provino per modelle con Eva Henger?» e lui/lei «Sì, certo. Inspiegabilmente, però mi hanno scartata». Con la Henger, ovviamente, Vergassola gioca facile: «Ho letto che hai fatto l’infermiera per due anni: ci hai messo due anni per capire che i pazienti maschili venivano da te non farsi curare?». Lei sta al gioco e arriva fino a raccontare l’aneddoto delle esequie (sì, avete capito bene) del boa di Cicciolina.

E poi c’è Silver: «Una volta si chiamavano “fumetti”, oggi le chiamano “graphic novel” - racconta il papà del Lupo azzurro -... non so perché. Forse dopo la pubblicazione del “Maus” di Art Spiegelman è nato un nuovo corso di fumetto. A me piace il termine vecchio». Vergassola lancia le sue battute anche qui: «Pensate che ci fu chi si indignò quando Silver lanciò le sue campagne sociali per la prevenzione contro l’HIV… forse pensavano che stesse parlando dei rapporti fra Lupo Alberto e la gallina Marta».

Si ride, ma si riflette anche. Come con De Chiesa, che descrive lo scenario attuale del suo sport: «Lo sci di oggi è… troppo veloce. Direi che è quasi pericoloso, con infortuni gravi. Un altro mondo, rispetto al mio». Vergassola, implacabile, però lo stimola: «Ma è vero che Alberto Tomba non capiva le battute di chi diceva “Tomba è il più forte… perché bara”?», e giù tutti a ridere. O quando Marco Aime parla di quanto oggi sia futile parlare di “identità nazionali” in modo rigido: «Siamo tutti una mescolanza di geni e di culture. Come si fa a rivendicare un territorio in base alle proprie origini? Ci aggrappiamo alle identità per paura». Vergassola: «Ma lei quanto si sente geneticamente simile a Vannacci?». Aime: «Beh… siamo esseri umani, dunque veniamo tutti dallo stesso luogo, che è l’Africa». E questa non era una battuta.

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