«Parlare di "overtourism" è sbagliato: ma la montagna non è una spiaggia»

E Uncem lancia un appello ai turisti: «Comprate in valle: aiutate i borghi»

17 Agosto 2025 - 09:58

La montagna sta rischiando il sovraffollamento turistico? Uncem dice la sua: «Parlare di overtourism non è corretto. Ma al tempo stesso, la montagna ha dei limiti: i borghi non sono villaggi turistici e la montagna non è la costa». Sono parole che fanno riflettere, in un momento in cui tanti stanno notando l'aumento del numero di persone che sale in montagna e che sempre più spesso, a causa dell'impreparazione alle escursioni, si trovano in difficoltà. «Si vedono turisti che salgono in ciabatte», è la battuta che si sente sempre più spesso dagli escursionisti esperti, dalle guide alpine, dai gestori dei rifugi.  Il turismo vale il 6,7% del PIL delle montagne italiane. È un valore in linea con quello dell'intero Paese. Il 90% degli intervistati da IPSOS sul Rapporto Montagne Italia realizzato da Uncem ritiene le aree montane italiane un'importante attrattiva per i turisti. Solo il 56% le considera un luogo dove vivere. «Il turismo c'è perché ci sono paesi e comunità - evidenzia Marco Bussone, presidente nazionale Uncem -. È importante e in crescita. È a nostro giudizio sbagliato parlare di overtourism nella montagna. Possiamo piuttosto parlare di picchi in alcuni periodi dell'anno, di aumento di flussi in alcuni giorni e in poche aree. Ma non di overtourism. Come è invece necessario parlare di limiti, prima di tutto di chi affronta i territori per motivi ludico-sportivi». «Uno dei limiti è non capire che nelle aree montane, più che nelle città e nelle coste, si va in sistemi complessi, ecologici e antropici. E che le comunità dei paesi, che non sono borghi turistici, sono fondamentali. Accolgono e sono decisivi per il turismo stesso. Evitarli, pensare non ci siano, è assurdo e inopportuno. Chi sale non porti tutto da casa. Compri in valle, faccia vivere quei negozi e quei bar. Non chiediamo assistenzialismo, ma buonsenso e incontro. Comunione con le comunità dei territori. Che sono la vita delle montagne stesse».  Nell'estate dell'aumento dei flussi verso le montagne italiane, il Rapporto realizzato dall'Unione nazionale dei Comuni, Comunità, Enti montani, fa un quadro in tutte le aree montane del Paese. Alpi e Appennini sono suddivisi in 387 comunità territoriali, aree omogenee di Comuni che già lavorano insieme in strategie e piani di sviluppo locale. Il riferimento ai dati del Rapporto è il 2023. Nelle Alpi e negli Appennini vi sono 19,3 posti letto alberghieri ed extralberghieri ogni 100 abitanti. Il numero di presenze (pernottamenti) registrate nel corso di un anno negli esercizi alberghieri ed extralberghieri è in media di 1200 ogni 100 abitanti. La durata media delle permanenze, dividendo il numero delle presenze per quello degli arrivi, cioè dei turisti, è di 3,1 giorni di permanenza.

La montagna sta rischiando il "sovraffollamento turistico"? Uncem dice la sua: «Parlare di "overtourism" non è corretto. Ma al tempo stesso, la montagna ha dei limiti: i borghi non sono villaggi turistici e la montagna non è la costa».

Sono parole che fanno riflettere, in un momento in cui tanti stanno notando l'aumento del numero di persone che sale in montagna e che sempre più spesso, a causa dell'impreparazione alle escursioni, si trovano in difficoltà. «Si vedono turisti che salgono in ciabatte», è la battuta che si sente sempre più spesso dagli escursionisti esperti, dalle guide alpine, dai gestori dei rifugi.

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Il turismo vale il 6,7% del PIL delle montagne italiane. È un valore in linea con quello dell'intero Paese. Il 90% degli intervistati da IPSOS sul Rapporto Montagne Italia realizzato da Uncem ritiene le aree montane italiane "un'importante attrattiva per i turisti". Solo il 56% le considera "un luogo dove vivere".

«Il turismo c'è perché ci sono paesi e comunità - evidenzia Marco Bussone, presidente nazionale Uncem -. È importante e in crescita. È a nostro giudizio sbagliato parlare di overtourism nella montagna. Possiamo piuttosto parlare di picchi in alcuni periodi dell'anno, di aumento di flussi in alcuni giorni e in poche aree. Ma non di overtourism. Come è invece necessario parlare di limiti, prima di tutto di chi affronta i territori per motivi ludico-sportivi».

«Uno dei limiti è non capire che nelle aree montane, più che nelle città e nelle coste, si va in sistemi complessi, ecologici e antropici. E che le comunità dei paesi, che non sono borghi turistici, sono fondamentali. Accolgono e sono decisivi per il turismo stesso. Evitarli, pensare non ci siano, è assurdo e inopportuno. Chi sale non porti tutto da casa. Compri in valle, faccia vivere quei negozi e quei bar. Non chiediamo assistenzialismo, ma buonsenso e incontro. Comunione con le comunità dei territori. Che sono la vita delle montagne stesse».

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Nell'estate dell'aumento dei flussi verso le montagne italiane, il Rapporto realizzato dall'Unione nazionale dei Comuni, Comunità, Enti montani, fa un quadro in tutte le aree montane del Paese. Alpi e Appennini sono suddivisi in 387 "comunità territoriali", aree omogenee di Comuni che già lavorano insieme in strategie e piani di sviluppo locale. Il riferimento ai dati del Rapporto è il 2023. Nelle Alpi e negli Appennini vi sono 19,3 posti letto alberghieri ed extralberghieri ogni 100 abitanti. Il numero di presenze (pernottamenti) registrate nel corso di un anno negli esercizi alberghieri ed extralberghieri è in media di 1200 ogni 100 abitanti. La durata media delle permanenze, dividendo il numero delle presenze per quello degli arrivi, cioè dei turisti, è di 3,1 giorni di permanenza.