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«Un'Arma dal cuore umano»: le parole del generale che toccano tutti

Il generale Paterna, comandante della Legione Carabinieri "Piemonte e Valle d'Aosta", al Premio Res Publica 2025

«Un'Arma dal cuore umano»: le parole del generale che toccano tutti

«Prossimità, fisica... ed emotiva. Chi sceglie di indossare questa divisa lo fa perché pensa che la sicurezza non sia solo questione di leggi: ma di altruismo e generosità». È un'Arma "dal cuore umano" quella che emerge dalle parole del generale di divisione Andrea Paterna, comandante della Legione Carabinieri "Piemonte e Valle d'Aosta", nel suo discorso sul palco del Premio Res Publica a Mondovì.

Il generale Paterna ha ritirato il premio destinato all'Arma dei Carabinieri. Sul palco, in dialogo con Arianna Ciampoli, Paterna dipinge un ritratto lontano dalla retorica "eroica" - e per questo quasi spiazzante: «I nostri valori sono la generosità, l'altruismo, l'equanimità, la temperanza, il coraggio di affrontare una professione come questa» dice. Non cita i tema della paura, che nelle scorse settimane è risuonato così intenso.

Sul palco di Mondovì il generale ha parlato non solo del senso del dovere e della responsabilità: ma anche della scelta della prossimità al cittadino, dell'empatia, delle fragilità e delle debolezze. «Dare valore alla vita degli altri è il metro secondo cui si misura il valore della nostra vita».

«La formazione non significa solo trasmettere nozioni: se ci si ferma a ciò che si insegna, senza formare la persona, non si è raggiunto il risultato. Una persona può imparare cos'è la temperanza, ma essere temperanti è un'altra cosa. È un modo di "essere", non solo di "fare". E la strada che porta al risultato non è detto sia uguale per tutti: siamo noi a decidere quale percorso seguire, unico».

E poi una frase che colpisce: «Il carabiniere, il vero carabiniere, è quello che spontaneamente sceglie di aderire ai valori fondanti del senso di responsabilità e del dovere». Una precisazione, quella del "vero" carabiniere, che non è passata inosservata: «Ciascuno di noi deve tendere a questo aggettivo, "vero" - precisa Paterna -: se lo facciamo, allora abbiamo fatto bene il nostro lavoro».

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