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“Peccati di gola” col ghigno da halloween: ha funzionato? Qualche considerazione

Per tre giorni un fiume di pubblico, soprattutto famiglie e bambini. Meno attenzione al lato gastronomico: siamo alla svolta? L’appuntamento con le “DeCo” sarà a dicembre

“Peccati di gola” col ghigno da halloween: ha funzionato? Qualche considerazione

Mondovì ha indossato la maschera da halloween e “Peccati di gola” ha cambiato volto. Un bene? Un male? Il dato di fatto è uno sotto evidenza: per tre giorni Mondovì Breo si è riempita di famiglie, di bambini in costume a tema “dolcetto o scherzetto”, di fruitori della manifestazione con tanti personaggi in costume, musica e street food. E la gastronomia? E i prodotti locali, cuore della manifestazione? Tutto diverso.

Spettacoli divertenti e mongolfiere, combo vincente

I “pro” di questa manifestazione sono evidenti: seguire il filone di halloween sarà certamente pacchiano, sarà “una baracconata” e pure non facilmente digeribile… ma alla resa dei conti sembra richiamare. E se poi alle mascherine, alle zucche col ghigno e ai fantasmini, si uniscono le mongolfiere – queste sì, assolutamente monregalesi –, la ricetta è esplosiva. La quantità di persone che hanno affollato le vie di Breo (coi negozi aperti, questo va rimarcato) è stata notevole.

Gli spettacoli di animazione erano tutti divertenti: dalla marching band truccata a tema, ai carrozzoni di maghi & cartomanti e la spettacolare “ballerina volante” in piazza Cesare Battisti. Folla in piazza Ellero per le mongolfiere, i mini-balloon dalle forme buffissime (gatti, volpi, elefanti e astronavi) e i voli per i peluche, con lo show luminoso accompagnato dalla musica: una formula che ormai a Mondovì si è capito che non manca mai di fare colpo.

Stand e produttori, un target diverso

Il contraltare di tutto questo è che il target principale di quest’anno, ovvero le famiglie venute per divertirsi, sono meno interessate alla parte gastronomica dei prodotti locali. Torroni, zucchero filato e hamburger sono una cosa diversa dai prodotti della terra, dai funghi e dai tartufi.

La convivenza fra le due cose va benissimo, se non suona “innaturale” e forzata. Anche perché il pubblico a cui ci si rivolge è totalmente differente. Da un lato, il riferimento è l’amante di un certo tipo di gastronomia, attento non solo al cibo ma alla cultura che sta dietro a esso, la persona che ama le degustazioni, lo “slow food” nel senso più letterale del termine (il cibo “a ritmo lento”) e il mondo contadino da cui proviene, ricco di storie e tradizioni. Dall’altro lato, il destinatario è chi cerca uno street food da passeggio, economico, che lasci tempo per un giro nel castello dei fantasmi e uno a ballare con la strega.

Tagliare col passato?

Già nelle ultime due-tre edizioni “Peccati di gola” aveva cercato di imboccare strade diverse (e nomi diversi): senza riuscirci. Scontentando, se non tutti, molti.

Questa volta però il feedback è stato totalmente diverso. Il fatto è che quest’anno, dal punto di vista del “resoconto finale”, la manifestazione ha funzionato. I commenti del pubblico erano quasi tutti stra-positivi. Con due evidenze.

Prima evidenza: questo non era (più) “Peccati di gola”. La manifestazione di anni fa era un’altra cosa. L’evento di quest’anno non è stato un tentativo di “cambiarla”: è stato, piuttosto, un altro tipo di festival.

Seconda evidenza: il pubblico c’era e ha apprezzato. Segno che oggi c’è voglia di “esperienze”, di divertimenti, e questa manifestazione “halloween edition” li ha comunque saputi dare. Se questa è la strada, e se i due eventi possono imboccare strade diverse, si è usciti dallo stallo.

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