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03 Febbraio 2016 - 10:27
Entra nel salone, stringe qualche mano e poi dice: «Voglio una foto col Moro!». E così la prima apparizione di Enrico Costa, neo ministro del Governo Renzi, avviene alla cena fra le maschere del carnevale. Se pensate sia un dettaglio di poco conto, vuol dire che non avete capito cosa rappresenta il “Carlevè” qui a Mondovì: se Costa voleva dare un segno della sua radicata monregalesità, c’è oggettivamente riuscito.
Una lunga chiacchierata, quella col neo ministro. A latere, si sono anche toccati argomenti più strettamente legati alla politica locale (le prossime elezioni amministrative, su cui già circolano numerose indiscrezioni), ma la sua risposta al momento è stata un cortese sorriso. «Sono e resto un cittadino monregalese – dice lui, per cominciare –, non è cambiato nulla».
Beh... proprio nulla, ministro?
«No. Mi sono sempre considerato, da deputato, un esponente del territorio. E per me questo continua a essere un punto fondamentale».
Il suo ufficio a Mondovì ci sarà sempre?
«Resta lì dov’è. E la mia porta, quando ci sono, è aperta per tutti coloro avranno da sottopormi problemi piccoli e grandi. Ovviamente cambieranno i miei impegni, questo è inevitabile. Ma il mio rapporto col territorio, quello non cambierà».
Lei si dovrà occupare dei rapporti fra Stato ed Enti locali. Da dove si comincia?
«Non certo dai proclami. La mia opinione è che, prima di fare, bisogna studiare. Per mettere in campo delle idee bisogna avere un quadro preciso. In questo, parto avvantaggiato: conosco molto bene i problemi degli Enti locali, soprattutto quelli dei piccoli Comuni, con cui non ho mai smesso di relazionarmi».
Su questo punto c’è una grande aspettativa verso di lei: sindaci e amministratori le chiedono a gran voce di non dimenticarsi di loro. Come risponde a questa richiesta?
«Credo che l’ascolto del territorio sia fondamentale. Lo premetto: non tutte le idee che vengono proposte si possono poi realizzare. Ma tutto deve partire dall’ascolto e dal confronto».
Il suo Ministero era un posto vacante da un anno... dovete cominciare da zero?
«Assolutamente no, perché in questo anno gli uffici hanno lavorato con continuità. Il Sottosegretario ha portato avanti ogni attività e ho trovato una struttura perfettamente funzionante. Non c’è nulla da costruire da zero».
Ha già parlato con Renzi, da ministro?
«L’ho incontrato dopo il giuramento che ho prestato davanti al presidente Mattarella. Ci siamo confrontati, mi ha augurato buon lavoro».
C’era tensione, nei giorni precedenti il “rimpasto”?
«Nessuna tensione su questo fronte. Il mio partito (l’NCD di Alfano -ndr) ha fatto una valutazione, gli esiti sono stati quelli che sappiamo. Direi che il percorso è stato assolutamente lineare».
Lei ha ottenuto la delega alla Famiglia proprio nei giorni del “Family day” a Roma. Ha già toccato questo argomento? La posizione di NCD è al centro del dibattito...
«Sabato, con il ministro Alfano, ho incontrato Massimo Gandolfini, l’organizzatore del Family Day. Sono un liberale e affronto ogni questione da questa prospettiva. Sul tema della famiglia auspico che si evitino strappi. Una legge regge al trascorrere degli anni e si radica fortemente quando nasce come frutto di un’ampia condivisione: per raggiungere questo obiettivo si deve partire dai punti più condivisi».
Parliamo delle autonomie. Il territorio piemontese molto spesso si è espresso in modo negativo verso le Regioni a statuto speciale, cosiddette “autonome”. Anche su questo tema c’è attesa. Che risposte darà ai sindaci e ai governatori?
«Svolgerò il mio ruolo nel rispetto della Costituzione partendo dal confronto con gli Enti locali. Sarò vicino agli amministratori e ascolterò le loro istanze».
Il Piemonte è una Regione considerata un po’ marginale dal resto di Italia, un terreno di confine... lei come si rapporterà con le altre Regioni?
«Beh, i sindaci e i presidenti delle Regioni traggono la loro forza dal fatto di essere eletti direttamente dai cittadini. Questo merita un grande rispetto e una grande considerazione».
Ora a Mondovì c’è un ministro. Lei dice che non cambierà nulla... ma vale anche per il suo rapporto con la politica locale?
«Parliamo della politica cittadina?».
Proprio di quella. La seguirà ancora? E se sì, in che modo? Per dirla con una battuta... come farà, ministro, a non essere “ingombrante”?
«Ho sempre seguito, come deputato, le vicende politiche locali con interesse. Ovviamente, continuerò a farlo. Sinceramente, credo di non essere mai stato “invadente” o “ingombrante”, ma di aver rispettato a pieno il ruolo degli Enti locali».
Giovedì ha avuto l’incarico, sabato è tornato a Mondovì da ministro. Che effetto le ha fatto la reazione della città?
«La reazione molto affettuosa di tanti cittadini mi ha fatto piacere e mi ha anche responsabilizzato molto. Ma, come dicevamo all’inizio, questo incarico non cambia il mio modo di essere. Lo affronterò con grande umiltà».
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