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14 Luglio 2017 - 11:47
L'evento è cosa piuttosto ghiotta: un live unico, “one shot”, almeno per adesso; Consoli Gazzé e Silvestri insieme sullo stesso palco. Non c'è un disco in uscita previsto, non ci sarà un tour; solo la data di Barolo, raddoppiata dopo il rapido sold out del 15 luglio. Tre artisti con le rispettive band, e un molte ore di musica. Il menù della serata prevede un antipasto coi tre artisti soli in scena, un set di ciascuno con la propria band e un gran finale con tutti i musicisti, “insieme” sul palco.
Un evento che sembra incarnare alla perfezione lo spirito del festival di Barolo: le collisioni, gli incontri scoppiettanti da cui possono nascere scintille creative inattese, come ricorda lo stesso Max Gazzé. «L'idea di questo evento in parte è legata anche al festival che ci ospita, che compie nove anni ma che ne dimostra molti di più, nel senso che ormai è diventato il più importante di questa zona a livello nazionale. Volevamo preparare qualcosa di speciale e devo dire che, dopo tre giorni di prove, turismo e enogastronomia, ci stiamo provando gusto. Metteremmo la firma per altri venti giorni. Sono sempre stato molto attratto dalle sperimentazioni e sono felice di essere qui con Daniele e con Carmen, con cui in passato ho condiviso un tour. Ci conosciamo da sempre, anche se in trio non avevamo mai suonato ed è bello trovarci a età un po' più avanzata, ormai ciascuno con una propria personalità definita, a condividere il meglio di ciascuno di noi». Carmen, ironicamente, afferma «devo dire di essere fortunata, dopo questi giorni ho scoperto che la cavalleria non è morta. Sono accompagnata da due cavalieri di classe, con cui confrontarmi ogni giorno. Ed è bello svegliarsi la mattina, fare musica, scambiarsi testi e note, girare, mangiare e bere cose buonissime». Silvestri precisa: «Ci conosciamo da tanto tempo, ma c'era comunque una componente di scommessa in questo concerto. Non era affatto scontato riuscire a suonare bene insieme ma soprattutto riuscire a far suonare bene insieme le nostre tre band. Ed è stato un azzardo riuscito ben oltre ogni aspettativa: lo vediamo negli occhi dei nostri musicisti, che sono veramente felici di suonare insieme. Potevano esserci piccoli attriti, piccole difficoltà ed è stata solo gioia pura per tutti».
«Conosciamo i nostri musicisti da molti anni – interviene Gazzé – e ce li siamo anche spesso scambiati. Oggi nella band di Carmen suona gente con cui magari suonavo io agli inizi e viceversa. Quindi ci si conosce tutti anche se ovviamente non ci sono mai state occasioni per trovarci insieme, anche per loro è un'emozione inedita e bellissima». «Lo sarebbe stato anche per uno di loro che non c'è più – continua Daniele – e che è stata una motivazione in più per questo concerto: Gianluca Vaccaro un fonico bravissimo che ci è stato molto vicino agli esordi. Lui sarebbe felice di vederci tutti e tre su questo palco e sarebbe stato felice del risultato tecnico complessivo. A lui dedichiamo queste serate. La scaletta l'abbiamo decisa insieme, cercando di raccogliere le cose che pensavamo i nostri fan volessero sentire. Poi abbiamo ripartito i pezzi anche in base al contenuto musicale: ci sono brani che ha senso suonare in tre con un set acustico e ci sono pezzi che ha un senso suonare con tre band al massimo della potenza di fuoco».
Saranno sostanzialmente cinque concerti in una serata, concludono, un set acustico nostro, tre concerti individuali, uno collettivo. Una notte di musica infinita.
In tutto questo aleggia una domanda, che non si può certo eludere: questa esperienza avrà un seguito? La risposta è aperta a ogni interpretazione, ma gli ammiratori dei tre possono essere ottimisti. Risponde Daniele: «Certo, trascorressimo un mese insieme a suonare qualcosa salterebbe fuori. Canzoni, materiale nuovo. Potenzialmente il sodalizio con Carmen è ancora più affascinante. L'altra volta, con Fabi è partito tutto da un viaggio, poi ci siamo messi in tre a scrivere, prima ancora di annunciare il progetto. È stato un caso diverso, siamo partiti già con questa idea, perché quel progetto era una risposta a una nostra domanda privata, era una specie di debito che dovevamo saldare insieme. Qui è nato tutto da una cena in osteria con Carmen a Roma. Anche lei conosceva questi posti, ne abbiamo parlato. È nato così per caso, chi può dire come si evolveranno le cose? Certo vista l'alchimia che si è creata direi che le possibilità potrebbero essere un 51% per il si e un 49% per il no».
C’è spazio, sul finale, per una riflessione sulla condizione dei giovani musicisti, che stimoliamo con una domanda: «La serata di domani, per certi versi, potrebbe rappresentare per tanti ragazzi che provano a fare della musica il loro mestiere, una scena rappresentativa della vostra storia: tre percorsi, tutti diversi ma tutti difficili da replicare oggi, se non impossibili. Allora voi da quel palco come guardate a questi giovani? Che consigli sentite di dare?». Risponde Carmen, e nella risposta si sente che il tema le sta particolarmente a cuore. «Penso che sono stata una ragazza degli anni settanta. Ho vissuto gli anni novanta e ho avuto la fortuna di avere un produttore che pensava che la carriera era una cosa da costruire a poco a poco con pazienza. Oggi si pretende il risultato immediato, ma ci sono tempi fisiologici per scrivere canzoni. I singoli devono andare in radio, scalare le classifiche, avere caratteristiche precise perché se no non passano in radio. Ai giovani direi di non forzarsi la mano, focalizzare, riflettere molto su ciò che vogliono dire. L’arte deve sempre rispondere a un’urgenza creativa. Se avete davvero qualcosa da dire prima o poi troverete qualcuno disposto ad ascoltarlo. Invito i discografici di avere più coraggio e puntare anche sulla musica non immediata, che ha bisogno di tre ascolti per essere capita».
Quanto ci si appresterà a vedere sul palco di Barolo in questi due venerdì e sabato di mezza estate non andrà ben al di là di quanto mostrato dai due cantautori romani (insieme a Fabi) ne Il Padrone della Festa, ma sicuramente sarà una occasione per trovarsi e ritrovarsi sul palco, alla ricerca di una alchimia artistica che i tre hanno ampiamente mostrato di avere già da tempo. Almeno da 20 anni. Quando le estati erano calde, si saliva in macchina con il manubrio che scottava, senza aria condizionata, e si voleva solo andare alla ricerca di un luogo in cui rifugiarsi per scappare la calura e per attendere le ferie.
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