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09 Febbraio 2017 - 09:11
Un antropologo francese, Marc Augé, aveva inventato una parola per definire stazioni, aeroporti e spazi del genere: li chiamava “nonluoghi”. Ovvero, posti a utilizzo precario, di transito, di breve termine. Sono luoghi dove è facilissimo passare dalla cura al degrado: perché al di là della loro funzione, non interessano a nessuno. La stazione di Mondovì ne è un esempio perfetto. Da due anni è perfino senza un bar – e questa è una delle cose che a Mondovì hanno fatto più discutere. Come può esistere stazione ferroviaria di una cittadina, senza un bar? Un caffè mentre si aspetta il treno è quasi il minimo. Pendolari, lavoratori, studenti: tutti aspettano il treno a bocca asciutta e al freddo: anche chi sceglie le panchine della sala d’aspetto, purtroppo. Senza contare che parliamo di una delle zone considerate meno sicure di tutta la città. I ragazzi del progetto #attiVì ci hanno speso un bel po’ di ragionamenti, su questo argomento.
Qualcosa si sta già muovendo: da tempo, a Mondovì, c’è l’Associazione MondoQui che ha avviato una serie di progetti per rivitalizzare la stazione – a partire dalla riapertura del bar, che verrà dato in comodato da RFI ai volontari di una coop locale, per farne un “caffè sociale”. Domanda: perché fermarsi qua? Seguono spunti.
Gli spazi esterni, sul lato dei binari della vecchia linea della Mondovì-Cuneo, potrebbero essere usati come dehor estivo. Magari “a tema” con la location, con tanto di riutilizzo di qualche vecchio vagone dismesso. Se la stazione è una delle “porte della città”, come spesso si dice, perché non chiedere a RFI di poter installare un mini ufficio turistico che dia informazioni su Mondovì, sui musei (sui quali “la città d’arte” tanto punta), sulle manifestazioni? Altra idea dei ragazzi: in mancanza di un vero sportello, basterebbe appendere alle pareti pannelli fotografici-informativi dedicati alla città. In aggiunta, si potrebbe installare una bacheca per manifesti di eventi. Al piano superiore ci sono alcuni locali vuoti (ex alloggi), su cui si era ipotizzato di ricavare un ostello: ma se questo non fosse possibile, li si potrebbe utilizzare come spazi comuni per piccoli meeting, mostre fotografiche, mini conferenze, laboratori. Potrebbe anche ospitare una mini biblioteca di book-crossing (lasci un libro, ne prendi un altro) a servizio della sala d’aspetto.
Ma soprattutto: visto che a Mondovì ci sono Associazioni che non hanno uno spazio proprio, e visto che l’idea di MondoQui è risultata vincente, perché il Comune non aiuta altre Associazioni a redarre progetti come quello? Più soggetti ci “lavorano”, più la stazione ci guadagna. Oggi ci appare un sito marginale: ma da che mondo è mondo, le stazioni sono tra i luoghi più facilmente accessibili che esistano, è piena di parcheggi ed è una fermata sicura di quasi ogni linea di bus. Ha tutti i requisiti per diventare un “luogo”. Basterebbe che chi vi entra trovasse qualcosa da fare nei minuti e nei metri che stanno tra la porta di ingresso alla porta del treno.
Cos’è il progetto #attiVì
Uno spazio che “L’Unione” riserva alle idee dei 20enni monregalesi. Un gruppo di ragazze e ragazzi è al lavoro: le loro idee, proposte, lamentele, allarmi o suggerimenti diventeranno spunti per la nostra rubrica. A ogni puntata, un tema – fino alle prossime elezioni comunali. Loro ci mettono la voce, vediamo se i candidati ci mettono le orecchie.
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