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«La montagna non uccide, c'è troppa impreparazione»

L'appello di Uncem: «Grazie ai soccorritori, ma serve cambiare verso»

«La montagna non uccide, c'è troppa impreparazione»

In foto i tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico in azione, nel riguardo Marco Bussone (Uncem)

«La montagna non uccide. La montagna non è assassina». Comincia così l’intervento di Marco Bussone, che è il presidente nazionale di Uncem (l'Unione nazionale Comuni Comunità Enti Montani). Lo spunto arriva dalle tristi notizie di cronaca che in questi giorni continuano ad arrivare. L'ultima vittima sulle alture piemontesi si è registrata ieri: un escursionista francese precipitato dal sentiero durante la traversata tra il rifugio Cruello e il rifugio Jervis a Bobbio Pellice (Torino).

«Di tanto in tanto ritornano queste facili, tra montagne assassine e quanto altro di fantasioso, quali soluzioni agli incidenti in montagna», scrive Bussone. «Sono veramente troppi quest'anno. Uncem ringrazia di cuore il Soccorso Alpino, tutte le persone impegnate nel soccorso, comprese forze dell'ordine, Vigili del fuoco, Guardia di finanza, Carabinieri, Polizie. Grazie davvero. Ma una cosa la diciamo con fermezza. C'è troppa impreparazione. Non ci si avventuri senza preparazione e strumentazione adeguata. Meglio evitare ogni azione che espone a rischi, se non li si è attentamente valutati e non ci si è preparati benissimo. E si scelgano le Guide, assistenza e supporto. Altrimenti si eviti di salire. Massima attenzione. Troppi morti e incidenti stiamo registrando. Troppi. Cambiamo verso». 

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