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26 Novembre 2025 - 14:54
Don Riccardo Robella
Sono stati giorni di apprensione e di preghiera. Per le comunità di Nichelino, di Mappano, di Leinì e per tutto il grande popolo granata. Perché don Riccardo Robella è un parroco "sui generis", dal carisma e dallo stile unico, che lo hanno reso un personaggio molto amato sia dai suoi parrocchiani che nel mondo del calcio, nelle vesti, per lui naturali, di cappellano del Torino.
Dopo il tremendo incidente in autostrada dello scorso 6 novembre, quando stava rientrando in auto da Mondovì al termine di una cena in compagnia degli amici del Toro club monregalese, oggi, a distanza di venti giorni, arriva la bella notizia.
Don Robella non è più in prognosi riservata, gli è stata riconosciuta una prognosi di 180 giorni. Per ora rimarrà ancora ricoverato in rianimazione per un po' di giorni al Cto di Torino. Come confermato dalle fonti sanitarie, i medici lo stanno svegliando. I tempi restano lunghi, ma finalmente le condizioni di don Riccardo sono in miglioramento.
Il parroco, 52 anni, era stato violentemente tamponato da un’Audi A8 sulla Torino–Savona, a due chilometri circa dal casello dell’autostrada. La sua Dacia Duster si era ribaltata finendo poi la corsa contro il guardrail. Le sue condizioni erano apparse fin da subito critiche. Il passeggero che viaggiava con lui, Ulrico Leiss de Leimburg (Console Onorario della Polonia a Torino), ha riportato invece fortunatamente solo lievi ferite.
L’uomo alla guida dell’Audi è indagato per lesioni stradali. Si tratta di un imprenditore del Saluzzese. Le indagini, dirette dal pm Lorena Ghibaudo della Procura di Asti, sono state affidate alla Polizia Stradale di Alessandria. Come ha precisato l’avvocato Flavio Campagna, legale dell’imprenditore, l'uomo era sobrio al momento del tamponamento e «non si dà pace di quanto accaduto». Risulta pertanto esclusa l’aggravante della guida in stato di ebbrezza.
Dal 2016, guida spirituale del Toro e punto di riferimento per il popolo granata. Un prete decisamente fuori dagli schemi, che la modernità non l’ha mai temuta: al contrario, l’ha abbracciata, portandola dentro la comunità ecclesiale. Ne sono prova l’applicazione mobile lanciata di recente per rendere le celebrazioni più accessibili e la prontezza con cui, pochi mesi fa, ha sventato una truffa ai danni della sua parrocchia. A Superga, ogni anno ricorda il Grande Torino con parole vive che vanno oltre la semplice commemorazione. Indimenticabile l’omelia del 2019: impossibilitato a celebrare nella Basilica, salì sul pulpito del Duomo e, davanti a Urbano Cairo e ai giocatori, ruppe un vaso distribuendone i cocci ai presenti. «Il vaso non potrà più tornare intero, ma i cocci in mano a ciascuno di voi possono ancora avere un senso».
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