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«Papà, chi schiero?». Il Fantacalcio che unisce le generazioni

Dalle aste tra amici alle chiamate del venerdì sera: il Fantacalcio è il campionato parallelo che mette allo stesso tavolo figli e padri, tra consigli improbabili e sfottò senza fine

«Papà, chi schiero?». Il Fantacalcio che unisce le generazioni

Anche qui da noi la pausa per la Nazionale è stata il momento giusto per le mitiche aste di Fantacalcio. Tavoli pieni di birre e fogli scarabocchiati, calcolatrici fumanti e litigate bonarie sull’ultimo rilancio: venti crediti per un difensore? “Follia”. Poi, puntualmente, la domenica successiva quel difensore segna e diventa un affare d’oro.

Proprio così, perché il Fantacalcio, qui come ovunque, è diventato, o forse è meglio dire è ritornato, un vero rito collettivo.

Io stesso mi ritrovo coinvolto. Mio figlio mi telefona per chiedermi se Holm è stato un acquisto azzeccato e se lo scambio Laurienté–Pinamonti regge la logica. Ogni venerdì arriva la chiamata dei consigli: «Papà, ma metto il portiere che gioca a San Siro o quello che affronta il Pisa? Scamacca si è fatto male, cosa faccio adesso?». Inutile dire che le mie risposte non sono quasi mai esaurienti.

Ma il bello è proprio questo: il Fantacalcio è intergenerazionale. Unisce ragazzi che imparano a memoria le probabili formazioni e padri che si ritrovano a studiare i numeri con la stessa concentrazione di quando da piccoli riempivano la schedina del Totocalcio. È un gioco che contagia tutti: studenti, colletti bianchi, nonni che dispensano perle di saggezza calcistica, ricordando che “ai miei tempi bastava la schedina”.

Grazie al Fantacalcio, anche chi della Serie A non seguirebbe ogni minuto scopre un motivo per farlo. Un Sassuolo–Cremonese, che in tv seguirebbero in pochi, diventa improvvisamente un big match se in campo c’è il tuo bomber. Si esulta per un assist di un terzino che fino al giorno prima era sconosciuto, si impreca per un giallo al 90’, si gioisce per un +3 che cambia la settimana.

Il Fantacalcio non è solo un passatempo: è un collante sociale. Aste infinite attorno a un tavolo di cucina, WhatsApp che scoppiano di meme e sfottò, pizze tra amici dove si parla più di turnover che di politica. E poi le domeniche, quando il campionato parallelo corre insieme a quello vero e la classifica del tuo fantacampionato diventa la vera ossessione.

È così che il Fantacalcio ha cambiato il nostro modo di vivere il calcio. Ha reso ogni partita una questione di famiglia, di amicizia, di generazioni che si parlano attraverso un linguaggio comune: quello del pallone che rotola e delle pagelle del lunedì.

E alla fine, tra Mondovì e Milano, tra lo stadio e il salotto di casa, poco importa chi vince in Serie A. Conta chi vince nella tua lega, tra sfottò e strette di mano. Perché il Fantacalcio non è soltanto un gioco: è una piccola grande storia collettiva, che ogni anno ricomincia da capo con la stessa, eterna emozione.

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