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16 Novembre 2025 - 15:04
C’è un numero che spicca tra le pagine del dossier Azzardomafie di Libera, ed è un numero che racconta più di qualsiasi grafico: 9,5 miliardi di euro. Tanto hanno giocato i piemontesi nel 2024, in un anno che ha segnato nuovi record per l’intero Paese. Una cifra enorme, che diventa la lente attraverso cui Libera osserva la regione e lancia il suo allarme: il Piemonte, oggi, è uno dei territori più fragili d’Italia di fronte alla crescita del gioco d’azzardo.
E in questo quadro i cittadini piemontesi continuano a spendere cifre molto alte: 2.232 euro pro capite all’anno, tra videopoker, slot-machine, gratta e vinci, sale bingo e gioco online. Una somma che, moltiplicata per l’intera popolazione regionale, porta proprio a quei 9 miliardi e mezzo di giocate nel 2024 che rappresentano la cifra simbolo del nuovo allarme di Libera.
Il nuovo rapporto dell’Associazione è un racconto di tendenze, criticità e vulnerabilità. E in questo racconto, il Piemonte occupa un posto centrale. Non per la quantità di gioco in sé, ma soprattutto per la debolezza delle tutele che dovrebbero accompagnarne la crescita.
Sul piano nazionale, Libera descrive un’Italia che nel 2024 ha toccato i 157,453 miliardi di euro di giocate complessive, di cui 92 miliardi online. Un settore che si espande da oltre vent’anni, cambiando abitudini, spazi, perfino linguaggi.
E a fronte di questi numeri, aumentano inevitabilmente anche le fragilità sociali: 1,5 milioni di giocatori patologici, quasi 3 milioni a rischio.
Dentro questa mappa, il Piemonte non è un’eccezione. Anzi.
Libera spiega che nel 2024 la regione si colloca all’ottavo posto nazionale per volume di gioco, con una parte sempre più consistente che passa dal digitale. Ma ciò che la preoccupa maggiormente è il poco armamentario normativo con cui il territorio tenta di gestire un fenomeno così vasto.
Il dossier usa il sistema dei “semafori” per misurare l’efficacia delle leggi regionali. E per il Piemonte i verdi sono solo quattro: pochi, troppo pochi secondo l’Associazione.
Tra le misure che funzionano davvero, Libera cita il distanziometro di 500 metri e le due ore di spegnimento delle slot, ma sottolinea l’assenza di strumenti più incisivi: retroattività, osservatori stabili, incentivi alla dismissione delle macchinette, strategie continuative.
Il risultato è un quadro che, secondo l’Associazione, richiede una risposta più rapida e più coraggiosa. Perché – scrive Libera – là dove il gioco cresce senza adeguati strumenti di controllo, crescono anche le vulnerabilità economiche e sociali, le dipendenze e i rischi di infiltrazione criminale.
Nel suo dossier, Libera non si limita a leggere i numeri economici: osserva anche ciò che si muove dietro le quinte del settore. E per il Piemonte il quadro è tutt’altro che secondario. Secondo l’Associazione, nella regione sono attivi nove clan malavitosi che operano nel mondo del gioco d’azzardo, in parte attraverso attività illegali, in parte infiltrandosi nel settore legale. È un dato che aggiunge complessità a una situazione già delicata, perché rivela quanto l’azzardo sia considerato un canale altamente redditizio anche per la criminalità organizzata.
Alla fine, ciò che il dossier restituisce è l’immagine di un’Italia che corre veloce nel gioco d’azzardo, e di un Piemonte che, per non inciampare, deve scegliere di rafforzare le proprie difese.
Un invito a intervenire, prima che la distanza con il resto del Paese diventi troppo difficile da colmare.
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