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07 Agosto 2025 - 13:53
«Se continua così resteremo senza artigiani»
Sono numeri molto preoccupanti, quelli in mano a Confartigianato Piemonte: «Stimiamo una diminuzione delle esportazioni costanti dal 62,90% al 34,17%». Quasi un dimezzamento. «Il corto circuito mediatico relativo ai dazi di Trump lascia le imprese in una situazione di grande incertezza».
È un quadro a tinte grigioscure quello che viene fuori dalll’indagine congiunturale del 3° trimestre del 2025 di Confartigianato Piemonte. I valori previsionali rilevati confermano il trend negativo. Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte: «Lo scorso trimestre abbiamo visto timidi segnali positivi, ma il terzo trimestre evidenzia sostanzialmente grande incertezza. L’auspicio è che si determini nel prossimo futuro una situazione di maggiore stabilità per le imprese».
È l'ennesima conseguenza negativa che l'effetto-dazi porta sulle produzioni italiane e piemontesi: vale per l'agricoltura, per il vitivinicolo, per l'automotive, per l'artigianato. Un bagno di sangue.
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Le previsioni circa l’andamento occupazionale registrano un calo di quasi un punto percentuale passando da -5,44 a -6,17%. Il dato relativo all’ipotesi di assunzione di apprendisti scende di circa 2 punti percentuali, passando da -19,22% al -20,96%. Rimane sempre negativo il dato relativo alle previsioni di produzione totale, che sale leggermente passando dal -14,17% al -13,06%. Il saldo relativo all’acquisizione di nuovi ordini mantiene un valore negativo, salendo da -12,95% a -14,44%. Aumenta la percentuale di imprese che non hanno programmato investimenti: da 74,90% a 78,35%. Diminuisce la percentuale negativa di previsione di acquisizione di nuovi ordini per esportazioni passando dall’attuale valore -29,30% a -20,97%, diminuisce la percentuale di chi prevede un calo degli ordini per le esportazioni passando dal 33,20% al 22,34 ma, come detto, diminuisce vertiginosamente la stima di esportazioni costanti che passa dal 62,90% al 34,71%. Sale ancora la previsione di regolarità negli incassi: da 64,95% al 68,38%; diminuisce la stima dei ritardi, passando dal 33,50% al 30,58%; le previsioni di anticipi negli incassi continuano a rimanere minimi, passando dallo 1,55% all’1,03%.
«C'è un clima di sfiducia da parte delle imprese - commenta Felici - . L'intensificarsi della predazione fiscale e della morsa burocratica non aiutano. Raddoppia la percentuale di imprese che non occupa personale dipendente che passa dal 9,22% al 18,56%, l’andamento occupazionale scende ancora passando dal -5,44% al -6,17%, diminuisce anche il dato relativo all’assunzione di apprendisti che passa dal -19,22% al -20,96%. I dati relativi alla produzione invece, pur rimanendo ancora negativi, salgono lievemente passando dal -14,17% al -13,06%. Ma è preoccupante il dato relativo all’acquisizione di nuovi ordini che vede aumentare la negatività del saldo».
E poi, c'è la mazzata: quella previsione sull'export. «Un dato allarmante - conclude Felici -, le imprese prevedono circa il 28% di ordinativi per le esportazioni in meno. La preoccupazione degli imprenditori si riflette anche sul dato percentuale relativo alle aziende che non prevedono di fare investimenti nei prossimi 12 mesi che sale ancora e passa al 78,35%».
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