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16 Luglio 2025 - 10:20
Foto AFP/sIR
I nuovi imminenti dazi che il presidente USA, Donald Trump, ha in mente di imporre all’Europa a partire da agosto, minacciano di avere un impatto devastante sull'economia piemontese, mettendo a rischio oltre 15.000 posti di lavoro e compromettendo esportazioni per più di 2,8 miliardi di euro. È quanto emerge da un'analisi approfondita condotta da ReportAziende.it, basata su dati Istat ed Eurostat aggiornati al 2024.
L'indagine evidenzia come i settori più esposti siano l’automotive, la meccanica di precisione e l'agroalimentare DOP, pilastri dell'industria regionale, soprattutto nelle province di Torino e Cuneo.
La situazione commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea è entrata in una fase critica. Il presidente USA ha annunciato l'intenzione di imporre dazi generalizzati del 30% su tutte le importazioni provenienti dall'Unione Europea a partire dal 1° agosto 2025. Questa mossa supererebbe di gran lunga le precedenti minacce di tariffe al 10% o 20% e si aggiunge ai dazi già in vigore, come quelli del 50% su acciaio e alluminio europei (incrementati dal 25% a partire dal 4 giugno 2025) e del 25% su alcune categorie di auto e parti selezionate (applicati dal 3 aprile 2025).
L'obiettivo dichiarato dagli Stati Uniti è quello di spingere l'UE a concessioni commerciali significative, in particolare per ottenere un accesso pieno e privo di dazi al mercato europeo. La Commissione Europea, pur mantenendo una posizione di dialogo, ha definito la misura “sconvolgente” e si è detta pronta a “contromisure proporzionate” se non si raggiungerà un'intesa prima della scadenza di agosto. L'UE ha già stilato una lista di contro-dazi su prodotti americani (che includono carni, SUV, bourbon e componentistica per Boeing), il cui valore complessivo è stimato in circa 21 miliardi di euro, ma ha deciso di sospenderne l'applicazione per 90 giorni per favorire il negoziato.
Automotive: il settore auto a Torino, pilastro industriale, risentirà fortemente del legame con la domanda americana, in particolare per quanto riguarda la componentistica, l'elettronica di bordo e i sistemi di sicurezza. I dazi sulle auto potrebbero cumulare o incrementare le tariffe già esistenti, rendendo l'export proibitivo.
Meccanica di precisione: le imprese piemontesi, attive in tutta la provincia e nell'Alessandrino, esportano verso gli USA circa il 6% del loro fatturato complessivo in questo comparto, che ora vedrà una forte compressione dei margini.
Agroalimentare DOP: a Cuneo e Asti, prodotti di eccellenza come formaggi stagionati (ad esempio il Pecorino Romano, il cui export verso gli USA vale il 57% del totale nazionale), salumi tipici e alcuni vini rossi DOCG, già penalizzati da precedenti dispute commerciali, saranno ora colpiti in modo più severo dal rischio tariffario al 30%. L'Italia ha esportato oltre 7,8 miliardi di euro di agroalimentare negli USA nel 2024, con una crescita del 17%, ma questi nuovi dazi potrebbero azzerare tale crescita.
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Altri settori interessati: il Piemonte è coinvolto trasversalmente in quasi tutte le categorie a rischio a livello nazionale, inclusi il farmaceutico, macchinari industriali, moda e pelletteria, mobili e arredamento, metalli e acciaio, ed elettronica medicale, data la sua fitta rete di PMI esportatrici e le filiere produttive integrate. Dazi specifici sono stati imposti o annunciati anche su materie plastiche, prodotti in legno, vestiario e alcuni tipi di motociclette.
A livello nazionale, l'Italia esporta verso gli Stati Uniti oltre 63 miliardi di euro l'anno, di cui oltre 30 miliardi sono riferibili a comparti direttamente colpiti dai dazi. Le prime stime indicano che l'effetto immediato dell'applicazione della tariffa al 30% potrebbe tradursi in fino a 9 miliardi di euro di perdita diretta, mentre considerando anche le conseguenze su filiere, marginalità, investimenti e consumi, la forchetta complessiva stimata si colloca tra i 18 e i 22 miliardi di euro nel biennio 2025–2026. Alcune stime più pessimistiche per l'Italia parlano di danni fino a 35 miliardi di euro.
Sul piano macroeconomico, il protezionismo americano rischia di tradursi in minore crescita e maggiore inflazione, interrompendo le catene globali del valore e penalizzando in modo particolare l'export europeo, pilastro della competitività industriale. L'Irlanda, con il 55% del suo export farmaceutico diretto negli USA, è tra i Paesi più vulnerabili, con un rischio di calo del PIL fino al 3% entro il 2028. La Germania, prima in Europa per esportazioni industriali di automobili e prodotti farmaceutici verso gli USA, si aspetta un impatto rilevante sul suo PIL.
L'impatto sull'occupazione regionale piemontese potrebbe superare i 15.000 posti di lavoro, con effetti visibili già a partire dal quarto trimestre 2025. A livello nazionale, la stima è compresa tra 115.000 e 145.000 posti, con il 75% dell’impatto localizzato nel Nord Italia, in particolare nei distretti industriali di Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, e con un rischio maggiore per le piccole e medie imprese.
Oltre alla contrazione degli ordini, si prevede un effetto a catena sul mercato interno, causato dalla saturazione delle scorte e dall'erosione dei margini. In Piemonte, questo si tradurrebbe in un aumento medio dei prezzi al consumo fino al 10% per alcune categorie ad alta specializzazione, tra cui formaggi DOP, salumi stagionati, articoli meccanici di precisione e automotive di fascia intermedia.
L'Unione Europea sta cercando un accordo negoziato con gli Stati Uniti per scongiurare l'entrata in vigore dei dazi al 30%. Dichiarazioni recenti del Commissario europeo al Commercio, sottolineano che dazi al 30% sono “proibitivi" e che una soluzione negoziata è "molto migliore della tensione". Come riporta il Sole 24 ore, sono attivi “negoziati a oltranza sui dazi prima della scadenza del 1º agosto. Il commissario Ue al Commercio Sefcovic chiama l’omologo americano Lutnik e sente il rappresentante Usa Greer, mentre i tecnici europei volano a Washington. Bruxelles però si prepara anche al peggio: i primi contro-dazi da 21 miliardi scatteranno il 6 agosto in caso di mancata intesa. Meloni spinge per «un accordo vantaggioso per tutti», mentre le opposizioni chiedono alla premier un’informativa urgente. Il ministro dell’Economia Giorgetti avverte: «Andare troppo oltre la soglia del 10% sulle tariffe diventa insostenibile»”. Le prossime settimane saranno cruciali per capire se si riuscirà a trovare un compromesso.
«Il Piemonte è storicamente una regione manifatturiera e agroindustriale, con filiere complesse e proiettate verso l'estero. L'esposizione al mercato statunitense è più alta di quanto si creda, anche in settori che non sempre compaiono sotto i riflettori. La nostra analisi segnala un rischio sistemico per le aziende fortemente legate all'export USA», afferma il team di Analisi Economico Finanziarie di ReportAziende.it. «È necessario predisporre strumenti rapidi di supporto, basati su una comprensione puntuale dei territori e delle filiere coinvolte, e continuare a spingere per una risoluzione diplomatica a livello europeo»
L'indagine è basata su dati ufficiali Istat, Comext ed Eurostat aggiornati al biennio 2023–2024, integrati dalle ultime dichiarazioni e analisi sulle politiche commerciali USA-UE. Il documento completo è disponibile su richiesta per soggetti istituzionali, Associazioni di categoria e media all’indirizzo www.reportaziende.it
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