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Otto, il cane eroe che mi ha insegnato a respirare

Una serie di racconti veri di fedeltà, coraggio e amicizia, aperta da “Otto respiri”, la storia del cane che insegna a vivere il presente

Otto, il cane eroe che mi ha insegnato a respirare

Con la Festa di San Rocco a Niella Tanaro è nato un progetto speciale: il concorso “Il miglior Amico di S. Rocco”, dedicato ai nostri cani e alle loro straordinarie storie di fedeltà, coraggio e amicizia. (Qui la cronaca della premiazione, avvenuta il 16 agosto, e qui tutte le info sull’iniziativa).

Da oggi pubblicheremo, uno alla volta, i racconti dei protagonisti che hanno partecipato, vere e proprie testimonianze di quanto un cane possa cambiare – e a volte persino salvare – la vita di una persona.

Ad aprire questa serie non poteva che essere il racconto vincitore, una storia intensa e poetica che parla di fragilità e rinascita, del respiro lento e profondo di un cane che ha saputo restituire al suo umano la forza di vivere il presente. Ecco il racconto di Christine Baccino.

Otto respiri

Marco era un uomo concreto. Un architetto, tutto calcoli e cemento. Dopo un infarto a 47 anni, gli diagnosticarono un’aritmia grave e un disturbo d’ansia cronico. Gli dissero: “Cammina. Rallenta. Vivi.” Ma Marco non sapeva più farlo.

Sua figlia, per scuoterlo, gli regalò un cane del canile: Otto, un meticcio bianco e nero, con una zampa leggermente storta e occhi pieni di storie. Marco era infastidito. Non voleva un animale. Non voleva niente che lo legasse, che richiedesse presenza.

Ma Otto lo seguiva. Lo fissava. Gli sedeva accanto durante i silenzi. E soprattutto, respirava. Sì, respirava piano, con quel ritmo calmo e rotondo che sembrava una meditazione.

Una notte, mentre Marco sentiva salire l’ennesimo attacco di panico, Otto si sdraiò sul suo petto. Il suo respiro lento, profondo, si sincronizzò con quello di Marco. E il cuore… rallentò. Fu il primo principio di attacco che non sfociò in un vero attacco di panico.

Da quel giorno Marco cominciò a contare i respiri. Ogni mattina, otto respiri insieme a Otto. Poi una passeggiata. Poi una chiacchiera con un vicino. Poi un sorriso.

Otto non aveva fatto nulla di speciale, eppure aveva fatto tutto: aveva insegnato a un uomo come si vive il presente. Il qui e ora.

Oggi Marco tiene corsi di “Mindfulness e camminate consapevoli con il proprio cane” nei parchi di Torino. Dice sempre: “Mi ha salvato la vita un animale che non parlava. E mi ha insegnato a dire ‘io ci sono’.”

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