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01 Ottobre 2025 - 12:41
Nell'immagine, Bob Sinclair al Sunset Vibes 2024. Tutte le foto sono di Renata Roattino
“It's a rich man's world... Ma la hit è pop”.
È la frase usata da Gabry Ponte in un suo pezzo che fa il verso ad un vecchio e noto brano di James Brown: Ponte in quell'occasione si serve con una dose di ironia, e al contempo di autocelebrazione, per raccontare il mondo nel quale si muove, della musica da intrattenimento e dei grandi party delle discoteche. In modo molto diretto, senza fronzoli, con l'idea precisa di dove si voglia stare e cosa si intenda fare. E da questo punto di vista si potrebbe dire che l'operazione Gabry Ponte a Mondovì sia stata una scommessa senza ombra di dubbio vinta: si è portato nel salotto buono della città, uno dei luoghi più facilmente riconoscibili e per cui Mondovì può essere apprezzata da un forestiero, come i Giardini del Belvedere. Anche il posto più bello della città (o per lo meno uno dei posti più belli) è stato conquistato, con l'arma più potente, la hit, la musica di massa, l'intrattenimento pop che parla a tutti.
Ed è proprio su questo aspetto che sorge il dubbio, se sia corretto considerarla una scommessa vinta, e quindi un arricchimento reale per la città, o una semplice sostituzione di un codice estetico con un altro: portare una discoteca (come poteva essere il famoso “Christ”) in un museo, non rende la discoteca arte, ma rischia di svuotare il museo del suo significato. Allora provocatoriamente la domanda sorge spontanea: i Giardini del Belvedere valgano il Papeete o una spiaggia di Lignano Sabbiadoro? O, forse, dovrebbero ambire ad essere qualcosa di più?
Proviamo però a sviluppare con ordine un ragionamento a riguardo
La proposta di partenza del Sunset Vibes rappresenta un'idea interessante che può integrarsi all'interno di un percorso di comunicazione della Città di Mondovì come espressione di un territorio in fermento “e dove succedono cose”. Concludere gli appuntamenti estivi in uno dei suoi luoghi più riconoscibili, una scelta non solo azzeccata, ma la vera e proprio ciliegina sulla torta.
I giardini del Belvedere sono una terrazza di grandissima attrazione per il territorio perchè più di tante altri, capace di offrire uno sguardo sulle Langhe e (quasi a 360) un ampio respiro su tutta la pianura piemontese con tutto il profilo delle Alpi a fare da sottofondo: un'autentica corona nel cui cuore si inserisce proprio il giardino di Mondovì.
Nella prima esperienza del Sunset Vibes del 2024 si è avuta la sensazione che ci si fosse in mossi in modo corale, orientandosi in una direzione che pur guardando ad un evento pop, pareva ampia. Intanto la scelta dell'artista era giusta per rappresentare il format: trattandosi di un nome riconosciuto a livello internazionale, vero ambasciatore della “French Touch” ed artista dall'eredità artistica capace di andare oltre le sale da ballo.
Bob Sinclar, rappresentava un'opzione non scontata. La sua musica, pur essendo pop, possedeva una profondità e un'eleganza che dialogavano con il luogo, attirando un pubblico trasversale. La serata del 2024, con la presenza di una scaletta più integrata ed eventi collaterali come il “technobus”, sembrava puntare su un concept articolato, un intrattenimento che fosse anche occasione di ascolto e per pubblici diversi. C'erano tutti i presupposti per un evento "cool" che non fosse la semplice migrazione di una serata in discoteca.
In realtà le aspettative sono state almeno in parte disattese perchè la traiettoria intrapresa nel 2025 ha svelato che l'idea di fondo voleva essere un'altra: si cerca la “nostalgia-dance” ed un intrattenimento che non vuole offrire nulla in più, puntando su di un target prettamente ex (o ancora del tutto) discotecaro, dal sound commerciale. Con la buona pace per quel pubblico che sperava in qualcosa di più stuzzicante e invece la rassicurazione per coloro a cui è andata benissimo così.
Paillettes colorate svolazzanti, fuochi d'artificio e colonne di fumo (mancati solo per salvaguardare gli alberi), la musica di Gabry Ponte è atterrata sulla terrazza del Belvedere come un marziano sulla spiaggia di Capocotta: forse più rilassato (rispetto alle radure dell'Area 51), ma decisamente fuori contesto, almeno per chi osserva da fuori la scena. Senza voler nulla togliere alla valenza artistica di Gabry Ponte ed a ciò che l'artista piemontese ha rappresenta per la musica dance dalla fine degli anni '90 ad almeno gli anni '10 del nuovo millennio, è forse un format che ha poco legame estetico e paesaggistico con un luogo come il Belvedere.
E se Bob Sinclair e tutta la serata 2024 sembrava essere una ventata di freschezza rispetto all'idea – forse un po' ingessata – che vuole in un luogo come questo esclusivamente per della musica più di nicchia, dei reading poetici, per quanto descritto sopra, il 2025 non è parso rappresentare quell'idea di un “pensiero laterale” che ci aveva fatto ben sperare.
La conclusione precedente farebbe pensare che ci sia la necessità di un processo di restaurazione che riporti i Giardini del Belvedere ad essere dei luoghi “classici”, capaci di confortare (anche in questo caso) le persone dando una certa immagine. Nel suo piccolo anche CULTURECLUB51 ha dimostrato che si possa scegliere di essere pop anche trattando temi curiosi. Cosa serve è osare un po' con la fantasia. Perchè di esempi ce ne sono e se ne possono fare a bizzeffe: si pensi al Teatro della Tosse di Genova che porta per lo più turisti e vacanzieri in un piccolo borgo dell'entroterra ligure si poco più di 500 abitanti come Apricale per 10 giorni d'estate (un articolo de La Stampa, qui), riempiendo tutte le sere il borgo. O viene in mente, restando in ambito musicale, un'esperienza come il Jazz:Re:Found che nel corso degli ultimi 10 anni, pur modificando anche in parte la propria location, e partendo dall'idea di proporre una “rifondazione del jazz” ha portato in un borgo del Monferrato come Cella Monte artisti di caratura internazionale (un articolo uscito su exibart, qui). Forse non della caratura di Gabry Ponte, ma per riempire con qualche migliaio di persone un luogo come i Giardini del Belvedere, con l'artista giusto e la comunicazione azzeccata, il risultato è assicurato, come ha dimostrato per 50 anni l'esperienza di Monforte.
L'assunto del “se non fai certe proposte, la gente non viene” pare una di quelle frasi ad effetto che però, se scandagliate per bene, lasciano abbastanza poco. Chi è che non viene? A chi ti indirizzi e per chi vuoi proporre l'evento?
Sicuramente se Sunset Vibes deve essere un evento per il monregalese ed i monregalesi, e dare la possibilità alla gente del luogo di intrattenersi, allora una serata con Gabry Ponte va benissimo. Ma non trasformiamola in un qualcosa di fantasmagorico del tipo “Abbiamo fatto Gabry Ponte a Mondovì!” perchè poche persone al di fuori di chi vive il luogo si ricorderanno di questa esperienza.
Chi ha avuto il coraggio di scommettere su questo tipo di eventi, giustamente e come ha molto bene raccontato Marco Turco in un articolo di qualche settimana fa, ci è riuscito non con eventi di massa, ma scegliendo con cura il pubblico, ed il turismo, a cui indirizzarsi.
Forse il problema non è che la “gente poi non viene”, ma che non si è mai creato un pubblico a cui proporre alternative diverse (cosa che invece il Festival Illustrada, nel suo piccolo, insegna che si può fare) creando programmazioni coraggiose e non abbassando sempre l'asticella.
Non c'è una scelta giusta o sbagliata, o meglio non ci sono scelte giuste o sbagliate a priori, ma anche una scelta che pare “sicura”, e che può dare un riscontro positivo subito, potrebbe non rivelarsi corretta nel lungo periodo perchè non offre prospettive perchè, anziché contribuire alla costruzione di una identità culturale della Città, conferma semplicemente scelte fatte nel passato che vengono perpetrate.
La risposta naturale per chi è giunto sino a qui e che condivide, o si immagina, le opinioni di chi scrive potrebbe rispondere con un “forse no, o per lo meno non lì!”. Ma anche in questo caso non si vuole dare una risposta scontata e si proverà a sviluppare una considerazione anziché una risposta secca.
Gabry Ponte e il suo pubblico hanno tutto il diritto di esistere e di divertirsi, così come il Belvedere in qualità di luogo simbolo della città, può essere uno spazio adatto per un format come i Sunset Vibes, ma con il solo intrattenimento, difficilmente si andrà lontano e forse la soluzione per il 2026 non potrà che essere Fargetta ed Albertino e tutti gli amici di Radiodeejay o M2O (dove per altro lavora una monregalese doc come Marlen Pizzo).
In tutto questo però la Città di Mondovì che ha l'ambizione di costruire per sé un'immagine di punto di riferimento per il territorio non può pensare di rincorrere un passato da discotecari, ma può ambire al coraggio di definire un'offerta culturale propria e personale, partendo dalla sua bellezza unica.
Al di là del “grande nome” che si possa portare.
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