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29 Ottobre 2025 - 11:20
Mons. Egidio Miragoli e don Federico Boetti a Gerusalemme
È iniziato ufficialmente nella giornata di lunedì 27 ottobre il pellegrinaggio del Vescovo di Mondovì, mons. Egidio Miragoli, in compagnia dei Vescovi della Conferenza episcopale lombarda, ospitata quest’estate presso il Santuario di Vicoforte. Insieme a mons. Egidio è presente anche don Federico Boetti. Arrivati in serata a Gerusalemme i Vescovi hanno concelebrato insieme l’Eucaristia presso la Chiesa dei Melchiti per poi incontrare i sacerdoti, i religiosi e i laici originari della Lombardia che lavorano a Gerusalemme.

Nella giornata di martedì il pellegrinaggio in Terra Santa dei Vescovi Lombardi è iniziato con la visita di un accampamento di beduini dove, nel 2009, le suore comboniane hanno creato un asilo infantile. Qualche anno dopo, il Ministero dell’educazione palestinese ha pensato di affiancarvi anche la scuola elementare che, attualmente, è, generalmente e per lo più, chiusa. Da un mese a questa parte, infatti, non ricevendo alcun stipendio dall’autorità palestinese, le maestre stanno scioperando. L’asilo infantile, invece, continua a svolgere la sua missione educativa. Successivamente, i presuli hanno proseguito per Betlemme dove, dopo un momento riservato alla preghiera personale, hanno partecipato alla processione quotidiana delle ore 12 nella Basilica della Natività.


Nel pomeriggio si sono recati presso l’Istituto Effatà, fortemente voluto da Papa San Paolo VI, durante la sua visita in Terra Santa nel 1964, che si occupa di bambini audiolesi. All’interno operano tre suore maestre di Santa Dorotea, figlie dei Sacri Cuori, tra cui due italiane: suor Carmela e suor Ginetta. La seconda peraltro, essendo nata sorda, ha vissuto ed affrontato in prima persona la problematica. C’è stato il tempo anche per un rapido saluto con una famiglia legata al monregalese che da qualche anno vive a Betlemme. Dopo la Messa è avvenuto un incontro con i rappresentanti della comunità parrocchiale di Betlemme e, successivamente, i Vescovi hanno avuto modo di ascoltare la toccante testimonianza di due membri dell’organizzazione Parents Circle che è composta sia da israeliani sia da palestinesi che hanno subito una perdita a causa del conflitto e che cercano di portare luce e pace riconoscendo lo stesso dolore, lo stesso sangue e le medesime lacrime.

La mattinata di mercoledì è cominciata alle prime luci dell’alba con la Celebrazione Eucaristica del Vescovo presso il Santo Sepolcro. Erano presenti anche il Vescovo di Brescia, Mons. Tremolada, e il Vescovo di Mantova, Mons. Busca. Successivamente ci si è spostati presso il villaggio di Taybeh che conta 1200 abitanti. È l’unico villaggio rimasto interamente cristiano in Palestina. I Vescovi hanno incontrato il parroco, padre Bashar, che ha raccontato lo sviluppo e la situazione del paese e della parrocchia. Dal 1860 è presente una scuola parrocchiale che accoglie studenti provenienti anche dai villaggi vicini. Il 70% di essi è, infatti, mussulmano. Le tre comunità cristiane, cattolici, ortodossi e melchiti collaborano per diverse iniziative e condividono anche la festività liturgiche del Natale e della Pasqua. Dopo il grave evento del 7 ottobre la comunità cattolica ha creato, per una settantina di persone, dei nuovi posti di lavoro, dato che è stato revocato il permesso ai palestinesi per poter andare a lavorare in Israele. Da mesi, inoltre, alcuni coloni israeliani stanno minacciando la sicurezza degli abitanti del luogo, distruggendo gli uliveti, picchiando i lavoratori e incendiando le automobili. Purtroppo, l’autorità palestinese non ha fatto nulla per la sicurezza della popolazione. Pertanto, sono tre gli obiettivi principali che la comunità cristiana sta cercando di perseguire: creare dei nuovi posti di lavoro, costruire alcuni appartamenti che possano accogliere le famiglie in difficoltà e fare pressione, attraverso i canali diplomatici, sulle autorità israeliane perché si interrompano gli attacchi.
Tutto ciò per evitare che gli abitanti siano costretti ad emigrare altrove come hanno già fatto 14mila persone.
Rientrati a Gerusalemme i presuli hanno incontrato alcuni giornalisti che operano in Terra Santa: Maria Gianniti, inviata della redazione esteri del TG1; Alessandra Buzzetti, corrispondente per il Medio Oriente per TV2000 e RadioinBlu e, infine, Ugo Tramballi, giornalista per il Sole24ore. Essi hanno avuto modo di spiegare gli sviluppi della situazione di Gaza, alla luce della recente possibilità fornita dall’esercito israeliano, ai giornalisti internazionali, di accedere nell’area negli scorsi giorni. Come giornalisti stanno cercando di evitare una narrazione che si sottoponga al processo di “disumanizzazione dell’altro”, modalità di propaganda utilizzata da entrambe le parti. Il conflitto, infatti, a causa della sua lunga storia cominciata a fine ‘800, risulta molto complesso, e si è sviluppato in fasi diverse, dove comunque emerge che un popolo sia stato oppresso da un altro popolo, a seguito di scelte che hanno peggiorato le condizioni di una parte a favore dell’altra. In ogni caso, per la prima volta, gli americani stanno premendo sugli israeliani e le nazioni arabe, Egitto e Turchia in particolare, stanno assumendo un ruolo importante nei negoziati. L’ostacolo più grosso però, che può far implodere le trattative, è l’odio profondo e radicato tra i due popoli e la mancanza di ottimismo e speranza per il futuro. Inoltre, vi è una carenza di ascolto della narrazione dell’altro e la dimensione religiosa ha purtroppo assunto un ruolo di giustificazione della brutalità umana.
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I Vescovi poi si sono spostati presso la comunità cattolica di lingua ebraica presente a Gerusalemme, una realtà piccola, povera e con pochi mezzi. Don Benedetto Di Bitonto, prete originario dell’Italia, ha comunicato la difficoltà di operare nel contesto attuale. Da una parte il popolo ebraico vive un trauma collettivo nei confronti del cristianesimo che per millenni ha coinciso con il dominatore. Pertanto, la comunità cristiana, essendo piccola e povera, non spaventa e può favorire l’adesione alla fede in Gesù. Dall’altra parte l’attuale situazione scoppiata da due anni a questa parte presenta una sfida enorme per la stessa comunità che si trova a dover accompagnare persone che magari si sono macchiate di crimini, familiari che hanno perso gli ostaggi. Il tutto senza cadere nelle polarizzazioni che portano a sostenere solo una parte a discapito dell’altra. Tuttavia, nonostante le difficoltà, la scorsa settimana, questa piccola realtà è riuscita ad organizzare un festival per giovani che ha coinvolti circa 200 arabi e israeliani cristiani. Un piccolo segno per mostrare che esistono due polmoni nella stessa Chiesa.

In serata si è vissuto un momento di preghiera e di meditazione, invocando il dono della pace, presso la Basilica dell’Agonia o Chiesa di tutte le nazioni.
La giornata si è conclusa con l’incontro e la cena con la Custodia di Terra Santa, fraternità di circa una ottantina di religiosi francescani che provengono da tutte le parti del mondo e che si occupano di custodire i luoghi più significativi della redenzione.
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