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Al Museo Mallé la magia di Jean Gaumy: la montagna e la Baìo viste da un maestro della fotografia

Aprirà i battenti il 15 novembre la retrospettiva promossa da Fondazione CRC nell'ambito del progetto Donare, con 44 scatti del maestro francese

Al Museo Mallé la magia di Jean Gaumy: la montagna e la Baìo viste da un maestro della fotografia
Una mostra fotografica con ben 44 fotografie di Jean Gaumy: aprirà i battenti dal 15 novembre al 25 gennaio presso il museo Mallè di Dronero, organizzata dalla Fondazione CRC. Il fotografo francese è membro dell'agenzia Magnum e dell'Institut de France. Ha donato gli scatti per l'allestimento di "Baio e Montagna" presso il Comune montano. 
L'autore stesso sarà presente sabato 15 novembre alle 15.30, per un dialogo sugli scatti esposti con esperti e rappresentati della Baio, accompagnati da intermezzi musicali. Nel periodo di apertura della mostra sono previsti inoltre alcuni appuntamenti collaterali.
 
La mostra è promossa da Fondazione CRC e dal Museo Mallé di Dronero - con il patrocinio del Comune di Dronero, del Museo Etnografico di Sampeyre, della Provincia di Cuneo e della Regione Piemonte - nell’ambito del Progetto “Donare”, con il quale la Fondazione accoglie donazioni da parte di privati e le valorizza attivando collaborazioni con istituzioni del territorio. Grazie a testi critici di Fredo Valla, la mostra restituisce e racconta in modo originale il lavoro svolto da Jean Gaumy con alcuni reportage fotografici nelle vallate alpine cuneesi tra il 2003 e il 2017.
 
Nella prima sala sarà possibile ammirare 14 fotografie in bianco e nero delle vallate alpine, mentre nella seconda e nella terza sala saranno esposte 30 fotografie a colori della Baìo con alcuni costumi e video gentilmente concessi dal Museo Storico-Etnografico di Sampeyre.
 
«Per me è una questione di istinto. La fotografia mi porta a scoprire ciò che in fondo non so, ciò che cerco inconsciamente. È un atto immersivo e solitario” dichiara Jean Gaumy. “I miei strumenti: l’obbiettivo, l’ascolto, l’osservazione, gli appunti sul taccuino. Spesso la solitudine davanti al vuoto».
 
«Con questa iniziativa, che nasce nell’ambito del progetto Donare, il prezioso corpus di fotografie di Jean Gaumy viene valorizzato e messo a disposizione della nostra comunità grazie ad una collocazione stabile presso il Museo Mallè di Dronero” aggiunge Mauro Gola, presidente di Fondazione CRC. “Una mostra che diventa occasione per riflettere, attraverso questi scatti, sul valore e sull’eredità culturale e ambientale dei territori montani, che rappresentano un tratto distintivo della nostra provincia».
 
Il corpus di opere firmate dal fotografo Jean Gaumy, che viene donato in comodato d’uso gratuito al Museo Mallé, trova una coerente e naturale storia su cui depositarsi. Come racconta la direttrice del Museo Mallé, Ivana Mulatero: «Le famiglie Mallé-Demichelis e Giordano, nonni di Luigi Mallé, fondatore del museo, amavano, come d’altronde nella moda del tempo, farsi fotografare, e ci hanno lasciato un insieme di documenti di qualità, come sottolinea il repertorio con centinaia di fotografie datate dal 1868 al 1940, conservato nei depositi. Il credito verso il nuovo linguaggio fotografico attesta la precoce consuetudine dei Mallé con quel nuovo mezzo di comunicazione e nel contempo ne rivela il valore e l’importanza da essi accordata alla funzione rappresentativa delle immagini. L’attenzione per il linguaggio della fotografia consolida una identità familiare per immagini, ma, per estensione, rilancia all’intero patrimonio raccolto da Luigi Mallé e donato alla comunità dronerese».
 
La Baìo è una festa tradizionale che si svolge solitamente ogni cinque anni (la prossima edizione è prevista per il 2028) nel comune di Sampeyre, in Valle Varaita, nella provincia di Cuneo, nelle prime settimane di febbraio. È una delle più importanti e antiche feste tradizionali delle Alpi italiane.
 
Sulla festa del Baìo di Sampeyre Fredo Valla scrive: «Tra le feste popolari dell’arco alpino, la Baìo di Sampeyre, in val Varaita, gode di un’ampia documentazione fotografica. Ogni Baìo nel proprio territorio è sovrana, con propri capi (gli Alum) e i costumi sono simili ma diversi, così come simile, ma diverso, è il cerimoniale del processo al Tesoriere, che chiude la Baìo il giovedì grasso. È interessante tanto per chi vi partecipa, come per chi la osserva da spettatore, scoprire nella Baìo un caleidoscopio di epoche e vicende remote. Il Museo Etnografico di Sampeyre possiede una ricca collezione di foto e cartoline della Baìo a partire dai primi anni del Novecento, e a questi materiali e ad altri di valenti fotografi si aggiungono ora le fotografie di Jean Gaumy,  una selezione delle quali è ora patrimonio del Museo Mallé».
Jean Gaumy è un noto fotografo nato nell’agosto 1948 a Pontaillac (Charente-Maritime) in Francia. Gaumy studia a Tolosa e Aurillac, prima di intraprendere la scuola di specializzazione in lettere a Rouen.
Dopo aver lavorato per un breve periodo presso l’agenzia Viva, entra a far parte dell’agenzia francese Gamma nel 1973. Nel 1975 riceve un permesso speciale per fotografare liberamente i reparti di un ospedale franceseDa questa lunga esperienza nasce il suo primo libro: “L’Hôpital”L’anno seguente diventa il primo fotoreporter ad essere ammesso nelle carceri francesi.

Entrato in Magnum nel 1977, viaggia per il mondo raccontando attraverso i suoi reportage l’Europa, gli Stati Uniti, l’Africa e il Medio Oriente. Nel 1984 gira il suo primo film documentario, “La Boucane”nominato nel 1986 ai César come miglior documentario, al quale seguono “Jean-Jacques” (1987), “Marcel, Prêtre”(1994) e “Sous-Marin” (2006). Ma è soprattutto grazie ai due libri “Le livre des tempêtes” (Premio Nadar nel 2001) e “Pleine Mer” (Mare Aperto) che Jean Gaumy raggiunge la notorietà internazionale e viene soprannominato il ”fotografo del mare”.
Nel 2016 viene eletto membro dell’Académie des Beaux-Arts dell’Institut de France.
Con “D’après nature”Premio Nadar 2010, il fotografo francese esplora e interpreta dettagli di natura di vari luoghi del pianetadal Circolo Polare Artico alle terre contaminate di Chernobyl , passando infine per le spopolate valli del Piemonte.
 
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