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Urtato da un'auto e poi curato, ora il "Picchio nero" è pronto per tornare in libertà

Il racconto del CRAS: «Un tempo, in Italia, stava solo in montagna. Ora lo si trova anche in collina e in pianura»

Urtato da un'auto e poi curato, ora il "Picchio nero" è pronto per tornare in libertà

Il "Picchio nero" soccorso - Foto Filippo Marmo

Dopo giorni di cure specialistiche, un magnifico esemplare di Picchio nero (Dryocopus martius) è finalmente pronto a tornare a vivere nel suo ambiente naturale. L’uccello era stato recuperato nel Roero in seguito a un impatto con un veicolo e trasferito al Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) di Racconigi, dove veterinari e operatori lo hanno seguito passo dopo passo fino alla completa ripresa.

A raccontare la sua storia è stato anche il Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi, che sui propri canali social ha condiviso un post corredato dalle foto di Filippo Marmo, spiegando le condizioni dell’animale e la sua evoluzione clinica. Nel messaggio si legge:

“Pronto per il rilascio un bellissimo esemplare di Picchio nero (Dryocopus martius), portato al CRAS di Racconigi dopo un urto con un veicolo nel Roero. Un tempo in Italia era legato solo alle aree montane, mentre oggi si rinviene anche in collina e in pianura. Il Picchio nero è il più grande picchio, quasi come una cornacchia, con tipico piumaggio nero e testa rossa nel maschio, macchia nucale rossa nella femmina. Dryocopus deriva dal greco drûs (quercia) e kóptō (colpire), riferendosi all'abitudine di colpire i tronchi degli alberi con il forte becco, mentre martius è un riferimento al dio romano Marte, dio della guerra, probabilmente per il suo aspetto “bellicoso” e la colorazione scura.”

Una specie in espansione
Un tempo considerato specie legata esclusivamente alle aree montane più fitte, il Picchio nero negli ultimi anni sta ampliando il proprio areale. Oggi è presente anche in collina e perfino in alcune zone di pianura, segno di una buona capacità di adattamento e del miglioramento della qualità degli habitat forestali.

Con le sue dimensioni imponenti — quasi quelle di una cornacchia — e il suo piumaggio nero attraversato dal rosso acceso del capo, rappresenta una delle presenze più affascinanti dei nostri boschi. La sua attività di “martellare” i tronchi non solo svolge un ruolo ecologico importante, ma è anche all’origine del nome scientifico Dryocopus martius, che richiama appunto l’abitudine di colpire il legno e l’aspetto vigoroso dell’animale.

Dal salvataggio al ritorno in natura
Grazie al tempestivo intervento di chi lo ha soccorso e al lavoro del CRAS, il picchio ha superato il trauma dell’incidente e ha recuperato pienamente le sue funzioni. Ora potrà ricominciare a svolgere il proprio ruolo all’interno dell’ecosistema, tornando a volare tra i boschi del Roero o di altre aree che deciderà di colonizzare.

Il suo rilascio rappresenta non solo una buona notizia per la biodiversità locale, ma anche un esempio di quanto la collaborazione tra cittadini, enti e centri specializzati possa davvero fare la differenza per la fauna selvatica in difficoltà.

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