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Contratti pirata: «Basta confondere gli agenti di commercio con i procacciatori d’affari»

Galante (Fnaarc Cuneo): «Serve chiarezza. L’abuso di contratti impropri crea confusione, rischi fiscali e mina gli Accordi Economici Collettivi»

Contratti pirata: «Basta confondere gli agenti di commercio con i procacciatori d’affari»

Foto didascalica creata utilizzando il supporto dell'AI

Il fenomeno dei “contratti pirata” non riguarda solo il mondo del lavoro dipendente. A denunciarlo è Fnaarc, il sindacato degli agenti e rappresentanti di commercio di Confcommercio, che punta il dito contro l’uso improprio – e sempre più diffuso – del contratto da procacciatore d’affari al posto di quello previsto per gli agenti di commercio.

Un problema tutt’altro che marginale, come spiega Arcangelo Galante, presidente Fnaarc-Confcommercio della provincia di Cuneo:
«Sempre più aziende utilizzano figure come il procacciatore o il consulente pur non avendone i requisiti. Una scorciatoia che crea confusione e vanifica gli Accordi Economici Collettivi, nati per tutelare mandanti e agenti».

 

Agente o procacciatore? La differenza è sostanziale

 

I numeri parlano chiaro: in Italia gli agenti di commercio sono oltre 210.000, mentre i procacciatori non superano quota 40.000. Due figure molto diverse, come ribadito anche dalla Cassazione (ordinanza 27571/2025).

  • L’agente di commercio ha un rapporto stabile e continuativo, promuove prodotti o servizi in autonomia professionale, è iscritto a Enasarco e gode delle relative tutele previdenziali e assistenziali.

  • Il procacciatore d’affari opera in maniera saltuaria ed episodica, non ha poteri di rappresentanza né obblighi continuativi e non dispone dello stesso quadro di garanzie.

 

 

Galante: «Un abuso pericoloso che espone aziende e lavoratori»

 

Per Galante, l’uso improprio del contratto da procacciatore è una pratica “rischiosa e scorretta”:
«Mascherare un vero rapporto di agenzia dietro un contratto da procacciatore può portare ad accertamenti di Enasarco e del fisco, con la perdita delle agevolazioni riservate agli agenti regolarmente inquadrati».

Non solo: la mancata applicazione degli Accordi Economici Collettivi (AEC) può aprire la strada a contenziosi legali e a rapporti di lavoro non trasparenti.

 

“Serve più ordine nel mercato”

 

Fnaarc invita quindi a una distinzione netta tra le due figure, a tutela della concorrenza e della corretta gestione contrattuale:
«Se c’è stabilità e continuità nel rapporto con il preponente, parliamo di un agente di commercio, non di un procacciatore. Le figure ibride creano solo caos e mancanza di tutele», ribadisce Galante.

Gli AEC, sottolinea il sindacato, rappresentano ancora oggi la garanzia più solida per equità, trasparenza e sostenibilità nel settore.

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