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Tra i ghiacci e le nevi del Forte di Vinadio spunta... un orso polare

L'artista: «Un grido silenzioso contro il cambiamento climatico. Ci ricorda che la bellezza del nostro pianeta è fragile»

Tra i ghiacci e le nevi del Forte di Vinadio spunta... un orso polare

Questa mattina, 25 novembre, avvolto dal silenzio ovattato della neve, è apparso, affacciato sul lago ghiacciato del Forte di Vinadio un colosso bianco: un orso polare a grandezza naturale. Ma non è una creatura scappata da uno zoo, né un misterioso visitatore arrivato fin qui chissà come, dal Polo Nord. Si tratta invece dell’ultima creazione artistica di Andrea Bertone, assessore comunale a Farigliano, che ha modellato la scultura con una speciale malta cementizia, dandogli un aspetto estremamente realistico.

Dalla Langa alle Alpi: il viaggio dell’orso

Quest’opera ha già una storia: è stata presentata per la prima volta a giugno di quest’anno al Baladin Open Garden di Piozzo. Lì, il suo gigante bianco non passava certo inosservato, con un colorito e un'espressione curata nei minimi dettagli. Ora, l’orso si è trasferito: da un giardino creativo in Langa alla maestosità invernale del Forte Albertino, trasformando il paesaggio alpino con una presenza sorprendente.

Arte e amicizia: la tecnica dietro la scultura

Bertone ha realizzato quest’opera in autonomia. Il lavoro è però frutto di una collaborazione intensa con l'amico Franco S. Alessandria, noto artista "delle chiavi". Proprio Alessandria infatti per primo ha sperimentato la malta cementizia usata nella scultura, trasmettendo poi la sua esperienza a Bertone, offrendo consigli preziosi sui materiali e sulla resa finale.

Un simbolo sotto le stelle

L’orso rappresenta una fusione tra potenza, purezza e affetto. Bertone, già quando lo ha presentato a Piozzo, ha spiegato che voleva “un orso forte, puro, ma anche affettuoso”, un essere pieno di relazioni, immaginazione e passione autentica. Non è semplicemente una scultura, bensì un viaggio interiore per l’artista: notti insonni, riflessioni continue, cura ossessiva di ogni dettaglio finché “ogni parte non trovava il suo posto”.

Una mostra all’aria aperta

Ora al Forte di Vinadio, l’orso polare sarà visibile gratuitamente per tutto il periodo invernale, fino a Carnevale. La scelta di esporlo su un lago ghiacciato è particolarmente significativa: la natura circostante amplifica la sua imponenza e la sua presenza, creando un dialogo poetico tra il manufatto artistico e il paesaggio alpino. Il Forte di Vinadio, infatti, non è solo un luogo storico, ma anche uno spazio aperto all’arte contemporanea, dove la bellezza delle Alpi incontra l’ingegno creativo. E dove apre in questi giorni anche la pista di pattinaggio.

Un richiamo al dialogo artistico e umano

La presenza dell’orso è un invito a riflettere sul rapporto tra arte e ambiente, su come la creatività possa trasformare un paesaggio e parlare agli spettatori. La collaborazione tra Bertone e Alessandria, la scelta dei materiali, la trasformazione di un’idea in un gigante di cemento bianco: tutto questo racconta una storia di amicizia, dedizione e visione artistica.

L’orso resterà lì, immobile ma pieno di vita, fino a quando la primavera scioglierà la neve e l’acqua tornerà a scorrere sotto la fortezza. E, nel frattempo, chi passerà dal Forte di Vinadio potrà fermarsi, guardarlo, avvicinarsi: un incontro straordinario tra l’uomo, l’arte e la natura.

Chi è Andrea Bertone e cosa significa la sua scultura

Andrea Bertone, nato a Ceva il 15/04/1980, è un artista dallo stile istintivo e imprevedibile. La sua ricerca si fonda sulla spontaneità del gesto e sulla libertà creativa, dando vita a opere che sfuggono a ogni schema. Stravagante e anticonvenzionale, Bertone trasforma l’imprevedibilità in regola, esplorando materiali e processi diversi con un approccio diretto, libero e sempre sorprendente.

«Questa scultura è il risultato di un lavoro intenso, nato da notti senza sonno, da un’urgenza interiore che non mi dava tregua – spiega Andrea Bertone –. Volevo creare qualcosa che fosse forte ma affettuoso, fiero ma pieno di umanità. Un’opera che raccontasse relazioni vere, identità, immaginazione e passione sincera. Le unghie colorate dell’orso non sono un semplice dettaglio decorativo: sono segni visibili di legami profondi. Ogni colore rappresenta una persona importante nella mia vita: il verde è per me, il viola per Marta, la mia compagna, il rosa per Giada e l'azzurro per Agnese, le mie figlie. Quest’opera parla di amore, di radici, di chi siamo davvero. Ma non solo. L’orso è un animale dei ghiacci, e i ghiacci – lo sappiamo – si stanno sciogliendo. Quest’opera è anche un grido silenzioso contro il cambiamento climatico. Un modo per ricordarci che la bellezza del nostro pianeta è fragile. E che le creature come l’orso, i paesaggi innevati, le montagne di ghiaccio… stanno scomparendo. E che noi abbiamo una responsabilità. Questo orso è un simbolo: di chi siamo, di chi amiamo, e di quello che potremmo perdere se non apriamo gli occhi. Grazie a Franco S. Alessandria, per avermi accompagnato con sensibilità e competenza in questo percorso. E grazie a chi si fermerà a guardare. Anche solo per un momento».

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