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Comuni montani a rischio: la Provincia scende in campo

Nuova legge della montagna: 17 comuni della Provincia di Cuneo a rischio declassamento, Robaldo auspica un chiarimento dei criteri e tutelare servizi e comunità — Briaglia, Cigliè, Lesegno e Pianfei tra i più esposti.

Comuni montani a rischio: la Provincia scende in campo

Dopo l'incontro effettuato domenica a Cortemilia, il presidente della Provincia di Cuneo Luca Robaldo è tornato a intervenire sul tema della nuova legge della montagna, che potrebbe portare 17 Comuni della Provincia di Cuneo a perdere lo status di Comune montano. Tra questi, nel monregalese, sono a rischio Briaglia, Cigliè, Lesegno e Pianfei.

«D’intesa col Consigliere delegato alla Montagna, Silvano Dovetta, ho sentito tutti i Sindaci dei Comuni coinvolti nell’esclusione dal riconoscimento della “montanità” e, innanzitutto, ho ribadito loro la disponibilità della Provincia nel cercare di dare una mano in questa fase. È necessaria, infatti maggiore chiarezza» – spiega il Presidente della Provincia, Luca Robaldo –. Ho inoltre avviato un confronto con Marco Bussone, presidente nazionale di UNCEM, e con Mariano Allocco, storico amministratore della valle Maira e che siede nella Commissione insediata dal Ministro Calderoli proprio per valutare questi criteri: l’obiettivo della Provincia è quello di evidenziare al Governo che alcune situazioni vanno meglio valutate. Sono proprio i Sindaci per primi a conoscere il territorio e, di conseguenza, a sapere cosa significhi vivere e lavorare in montagna e cosa no.

L’assessore regionale alla Montagna, Marco Gallo, mi ha garantito che già mercoledì 24 il Piemonte ed altre Regioni formuleranno una proposta unitaria al Ministro. È importante che, da un lato, la legge sia chiara su cosa significhi “essere montani” e cosa, invece, significhi non esserlo a partire dai riconoscimenti relativi alla gestione dell’ATO, dei GAL, dei Bacini Imbriferi e della presenza degli Istituti scolastici. Non servono ulteriori divisioni, bensì un lavoro unitario affinché il territorio si sviluppi in modo coordinato, consentendo a centri di fondovalle di continuare ad essere realtà che aiutano la montagna ed ai centri montani di avere sufficiente forza per continuare a tutelare le valli».

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