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Sentieri diversi/Comici spaventati poeti

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Stefano Benni, classe 1947, è probabilmente il nostro principale umorista vivente, per adottare una definizione tutto sommato riduttiva per l’autore di romanzi complessi e sfaccettati e brillanti raccolte di racconti (solitamente unificate dal tema del bar). Meno nota, forse, l’opera di Benni come poeta, che però non è un esercizio di stile estemporaneo ma un elemento importante della sua produzione. Si comincia con “Prima o poi l’amore arriva”, del 1981, per proseguire con “Ballate” (1991) e “Blues in sedici. Ballata della città dolente” (1998). Le poesie di Benni sono umoristiche, e non rinunciano nemmeno all’effetto comico facile, anzi, lo cercano, in modo anche insistito da barzelletta, da sketch di avanspettacolo (a questo proposito non possiamo non ricordare anche Corrado Guzzanti e il suo eccezionale Brunello Robertetti).

A un primo livello quindi potrebbe sembrare che quel dolente senso melanconico, quasi crepuscolare, e in particolare gozzaniano, sia solo parodia...

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