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Goodbye Mister Novecento

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Pochi autori hanno saputo raccontare il XX secolo come il regista emiliano, srotolandolo come un lenzuolo, e riempiendolo di tutto quello che ne è stato il cuore: politica e libertà sessuale, contestazione e meditazione, attraverso due conflitti mondiali e il colonialismo in disarmo. Un oriente che esce dal suo guscio e bussa al vecchio continente attraverso le rivoluzioni culturali e le dottrine buddhiste. L’Europa del tradizionale Tè, poeticamente esportato nel deserto, abbraccia il tango argentino, miccia pronta ad innescare la fiamma dell’Eros di “Ultimo tango a Parigi”. Fu scandalo, e la pellicola condannata al rogo. Una sorta di scomunica per un cineasta, ma la rivoluzione nel cinema era già avviata. La rivoluzione, che associa la Parigi del maggio francese di “The Believer” e la Cina del “L’Ultimo Imperatore”, vertice massimo della carriera, ed estremo saluto al kolossal e all’epica made in Italy ormai al tramonto; esaltato dalla pioggia di apprezzamenti

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