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Addio a Bruna Bianchi, era presidente onoraria del Nishizawa Jiu Jitsu a Trinità

Bruna Bianchi WEB

Bruna Bianchi con Luciano Manassero e la figlia Paola Rebora

Suo papà, Gino Bianchi, è stato il pioniere del Jiu-Jitsu in Italia. E lei, Bruna Bianchi, ha seguito fin da subito le stesse orme, con grande passione ed umiltà. È venuta a mancare lo scorso martedì 24 gennaio, all’età di 84 anni nella Rsa “Casa del sorriso” di Mombasiglio. Genovese d’origine, negli ultimi anni si era trasferita nel Cebano di modo da essere più vicina alla figlia Paola Rebora (di Ceva, che fu anche sindaca a Roascio dal 2004 al 2009). I funerali si sono svolti nel pomeriggio di giovedì al Duomo di Ceva. Profondo il cordoglio in tutto il mondo del Jiu-Jitsu. Il Maestro Bruna Bianchi era Cintura nera 4° Dan e presidente onorario dell’Asd Nishizawa Ju Jitsu Trinità. «Grazie Bruna per la tua amicizia e per l’affetto che ci hai sempre dimostrato», ricorda commosso il presidente Luciano Manassero, Cintura nera 5° Dan e membro della commissione tecnica nazionale Jiu jitsu. «Era sempre presente agli esami e ai nostri eventi. Ci ha seguito molto in Federazione, a lei mi lega un’amicizia ultra ventennale. Da una quindicina d’anni era poi diventata presidente onorario del Dojo Nishizawa a Trinità. Un persona di grande umiltà, sempre disponibile e presente». Bruna lascia la figlia Paola, la nipote Silvia e tutti i parenti. Il papà Gino (1914-1964) fu colui che portò attraverso il cosiddetto “metodo Bianchi” il Jiu-Jitsu in Italia per scremare la tecnica imparata in Cina durante gli anni della guerra e inserirla nel contesto della società occidentale.
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